Il tuo nome echeggia
dal passato lontano e dolce
e nel tuo seno nascondi
le orme di tanta gente.
Di contadini e pastori
non è rimasto quasi niente
- né lupi nei boschi
né frati nel convento -
che videro tante stagioni
epidemie, saccheggi e battaglie
e partirono in tanti
a far gli emigranti.
Gli anelli sulle pareti
non legano più cavalli e maiali
- di questi non senti più l'urlo
del sacrificio a Natale -
neppure le galline
razzolano nelle strade
de le greggi lo scalpiccio
or non ti sveglia
non i nitriti e belati.
Imbandierato ovunque
di panni stesi al sole
sei semplice e schietto
tra variopinte colline
di vigne, di boschi e di grano
sotto un cielo festoso
di passeri, rondini e campane
che in concento armonioso conversan
con quelle di Genzano.
Alla sera mi pare d'udire
fin qui i bimbi gioire
de' vicini l'allegro vociare
il grillo solingo trillare.
Se a tornare non farò in tempo
ad inebriarmi nel vento
a sentir la cicala frinire
alla notte i cani latrare e guaire
a coltivare la vigna e l'orto
a venerare i morti
verrà la mia anima
a ricevere la carezza
della lieve tua brezza.