CERTE COSE

   Sembrerà paradossale, ma "certe cose" hanno per me un valore immenso, valgono infinitamente più, ad esempio, di una conferma avuta come segretario comunale da parte di un sindaco, oppure, chessò, dell'attribuzione del titolo di "cavaliere" da parte del Presidente della Repubblica.
    Una mi è capitata due giorni fa. Una signora, di cui intendo preservarne la privacy, conosciuta solo via internet in occasione di una tormentata vicenda accaduta nel marzo 2004 in terra Lucana, ha sentito il bisogno di farmi la confessione di cui alla seguente e-mail:

"Caro Antonio
ti scrivo come si fa con un amico per dirti che purtroppo non sto bene. Il primo marzo ho subito una mastectomia radicale per un carcinoma al seno, adesso sto aspettando i risultati definitivi per poi iniziare la terapia.
La cosa che mi fa più rabbia è che io mi sono accorta di avere un nodulo e ad ottobre sono andata all'ospedale di Melfi ma il radiologo purtroppo non ha saputo neppure leggere la mammografia.
Si parla tanto di prevenzione e quando una la fa deve sperare anche nella fortuna con questa classe di asini che opera in certe strutture.
.... Se sei credente recita una preghiera per me.
Ti abbraccio
....."
    E' un messaggio, questo, che mi ha fatto sentire davvero importante, ma che nello stesso tempo mi ha coinvolto emotivamente in modo profondo, al punto che, pur da miscredente che sono, non ho potuto trattenermi dall'entrare davvero in chiesa ad implorare con tutta la mia forza d'animo "Chi" può a che intervenga a soccorrere questa "sorella". Ci sono andato durante la pausa pranzo, in quella chiesa si stavano celebrando le "sante quarantore" e spero tanto che la mia invocazione d'aiuto possa aver trovato la giusta intercessione.

   Mi piace riferire anche di un altro episodio che mi ha gratificato non poco, seppure ancora più drammatico di quello di cui sopra. Arriva una telefonata al mattino presto, di quelle che ti fanno venire un po' d'apprensione, ed in effetti ce n'era motivo. Ma chi era all'altro capo del telefono? Era una dipendente di un comune, dal quale avevo cessato il servizio da oltre tre anni, che ha sentito il bisogno di comunicarmi la morte di suo marito!

   Nel 2002 stampai il mio libro di poesie "Una madre", di cui feci omaggio ai dipendenti del comune dove allora ero in servizio. A ciascuno gli ho scritto, ovviamente, la dedica. Un dipendente non manca mai di dirmi, quando s'inventa qualche pretesto per telefonarmi, che legge spesso la dedica che gli ho fatto e che ogni volta si commuove. Un'altra dipendente, invece, quando lesse la dedica fatta a lei, mi disse che dentro v'intravedeva una sorta di messaggio di addio. Chi l'avrebbe detto che quella dipendente, nata nel 1961, l'addio l'avrebbe dato precocemente davvero lei solo due anni dopo?

   Ma, per par condicio, oltre che per non esaltarmi troppo, voglio riferire anche di un rovescio di medaglia. Così, accade che, viceversa, tu ti prendi una persona "troppo" a cuore, ti ricordi di lei a lungo, le invii anche un messaggio di auguri per il suo compleanno e lei che fa? Non si fa viva per dirti neppure un grazie!

28 marzo 2006

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