CLANDESTINO NELLA NOTTE
Come un clandestino
veglio nella notte
che è dei sogni e delle stelle
e mi sembra di vacillare
sul ciglio del precipizio
o piuttosto inghiottito
nell’abisso del mare.
L’angoscia ed il freddo
mi fanno rannicchiare
come il feto nel grembo
e chissà che parte di me
già un nuovo corpo
non sia andata ad animare.
Ma io non voglio ritornare
ad avere ancora paura
delle ombre e dei tuoni,
del ticchettio dell’orologio
delle sue lancette a mezzogiorno
quando pian piano si stendevano
come una persona che si alzava
e vorrei esistesse dopo il nulla.
Vedo però che il ramo di calicantus
spezzato e ficcato nel vaso
sta buttando fuori miracolosamente
degli occhietti verdi e non ha paura
né delle ombre e neppure del gelo
e sembra promettermi che
l’anno prossimo mi donerà
il suo delizioso profumo.Post scriptum:
s'è trattato d'un falso allarme:
il ramo si è invece seccato.
da: : web_on_line2002 - 28 gennaio 2003 -
Ricorda H. Hesse. Il ritorno al grembo materno, alla natura primigenia, al NULLA in cui dissolversi in una imperitura felicità estatica. Un inno personale alla tua notte.
La troppa felicità provoca forse ansia e angoscia?
Wer lieben kann, ist gluecklick.
Sii felice.
da: vpynchon - 27 gennaio 2003 -
...è una vera poesia di speranza, intima ed essenziale, cupa ed illuminata...