DOVE SONO ANDATE A
FINIRE
... Kobolda e forse anche la mia gatta senza nome
DOVE VANNO A FINIRE
Dove vanno a finire
i palloni dei bambini
quando durante la festa
sfuggono loro di mano?
Dove vanno a finire
le comete che a sorpresa
per un attimo solcano il cielo
durante le notti d'agosto?
Dove vanno a finire
quelle nuvole rosso porpora
sospese al tramonto
su filo dell'orizzonte?
Dove andranno a finire
lo sguardo dolce tuo
l'eco della tua voce
tutti i miei pensieri
i moti del mio cuore?
Vorrei che andassero a finire
là dove vanno quegli uccelli
che attraversano altissimi il cielo
fuori dalla portata dei cacciatori
che ti fanno rimanere incantato a guardarli
ed esclamare quando li vedi scomparire:
"chissà dove andranno a finire!"
... ed i gatti
dove vanno a finire?
lo saprete dopo aver letto per
intera questa pagina
Chiedo scusa! Non ho alcuna intenzione di
tediarvi, ma debbo continuare ancora a parlare di gatti. E, se lo faccio,
vi assicuro che non è per una forma di "servilismo" nei
confronti di colui che me ne dà ancora motivo: del resto, non lo farei
neppure se egli fosse un sindaco, nel qual caso qualche ragione ci sarebbe
anche potuta essere per tentare di ingraziarmelo.
E poi, forse è meglio che continui a parlare per
un po' di animali, piuttosto che di maestri e/o sindaci. Almeno, così,
non faccio stare in apprensione qualcuno, e, soprattutto, evito che
qualche persona possa essere ancora coinvolta ed aggredita da una omonima
sua cugina (ciò che ho appreso solo di recente nel corso della telefonata
d'auguri a capodanno), come se dei miei scritti ne fosse ispiratrice o
concertatrice, quando, invece, lei ne è assolutamente ignara.
Ha scritto che non dovevo considerarlo un rimprovero,
ma mi ha dichiarato - questa volta il destinatario sono stato direttamente
io, per fortuna, non innocenti persone, e le parole sono provenute non
dalla figlia d'un maestro, bensì da un chiarissimo professore, che
rispetto - di non condividere il discorso fatto in chiesa dal sindaco di
Banzi il 17 dicembre scorso in occasione della celebrazione del Petrarca,
pubblicato in questo sito, che lo ha ritenuto una berlina nei suoi
confronti.
Tuttavia, nel caso di specie, professore, anch'io
proclamo di essere innocente, o quasi, perché quello scritto, non è
stato mica farina - pardon crusca - del mio sacco, bensì di una tale
"ambasciattrice" e, giacché, come recita il proverbio,
"ambasciator non porta pene" - figuriamoci se a portar pene
possa essere una "ambasciattrice" - credevo, innocentemente, che
esso pene non ne avrebbe portato. Comunque mi dichiaro pronto a togliere
immediatamente quel discorso dal sito, ove l'interessato dovesse farmi
pervenire qualche nota di doglianza.
Ma ora, per proseguire il discorso, dopo
l'apertura digressiva di cui sopra, debbo citare ancora un altro
proverbio: "non tutti i mali vengono per nuocere". Io, dal 1°
ottobre 2004 fino a tutto gennaio 2006, di mali ne ho ricevuto parecchi,
peraltro avvertendo la sensazione che essi mi nuocessero, anche tanto,
troppo, irrimediabilmente. Ma poi, scopro che, oltre ad essere galantuomo il tempo,
per fortuna ci sono in circolazione anche delle persone che lo sono, e
finalmente ne ho trovato, adesso forse anche troppe. Ed il proverbio
citato prima si è rivelato ancora veritiero, giacché ho potuto
verificare che tutto quel male avuto, alla fine, è stato salutare.
Qui non voglio tanto dire che sono ora segretario di
ben quattro comuni, bensì di un particolare beneficio di cui sono stato
gratificato durante la mia migrazione, e che voglio riferire qua per
portare sollievo allo sconforto della figlia del professore,
provocato dalla perdita dell'amatissima sua Kobolda.
Mi è accaduto, infatti, che nell'andare anch'io
randagio, un po' come certi animali, ho fatto una scoperta sensazionale:
sono riuscito ad appurare dove vanno a finire i gatti, quando scompaiono
per sempre.
La loro meta finale è un rifugio particolare,
denominato "Gattascosa" - tradotto gatta nascosta - che si trova
in alto tra le montagne, quasi sospeso nel cielo, sopra Bognanco.
La scoperta l'ho fatta durante un'escursione, in
occasione della quale ho dormito nelle vicinanze di tale rifugio, sulla
riva di un laghetto, denominato Ragozza. Certo, se mi venisse chiesto di
andare a testimoniarlo davanti ad un tribunale, non mi sentirei di farlo,
perché forse potrebbe essere anche solo frutto della mia immaginazione
ciò che sto per dire, ma sentite cosa accadde.
Durante la notte, mentre dormivo in tenda, ad un
certo punto, finito il temporale, mi sono affacciato a contemplare le
stelle. Esse sembravano tremare d'emozione. Mi sono chiesto: ma tremano
per me? Mi sono guardato allora intorno, per vedere se invece non fosse lo
spirito di qualche altro essere a farle emozionare. Scrutato il buio
circostante, ho intravisto ad un tratto una specie di sagoma rossa
fosforescente: incredibilmente constato ora che essa è tale e quale a
quella disegnata da Guditta Moly Feo sulla copertina del befanino dedicato
alla sua gatta Kobolda.
Grazie a questo befanino, inviatomi qualche
giorno fa dal papà Feo, riesco a svelare finalmente l'arcano del perché
ad un certo punto da tale sagoma di gatta provenissero degli strani versi:
infatti essi non facevano, come di consueto, "miao", facevano
invece "molyyyyyyyy".
Nota: Il befanino dei Feo contiene una simpatica, direi
poetica antologia di disegni di gatti. Non avendo più spazio disponibile,
mi spiace non poterli inserire in questo sito. Tuttavia, chi avesse
curiosità di vederli, può farlo attraverso il gruppo da me creato su
yahoo, denominato appunto "Carcuro",
che è di appoggio a questo sito e serve, più che altro, per aggiungere
ad esso altro spazio .
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