E così fu
"E così fu" - in diversi potremo dire in futuro - che Michele Rigato, all'età di 91 anni, diede alla luce il libro delle sue memorie. Così diremo però quando saranno passati diversi anni ancora - questo è l'auspicio che facciamo - perché Michele Rigato, un lucano originario di Banzi, è ancora vivo e vegeto a Bologna, dove ha fissato stabile dimora dal 1963 e presso il cui Centro Sociale di Croce Coperta sito in via Papini 28, sabato 08 novembre alle ore 17 assisterà alla presentazione della sua opera, titolata proprio "E così fu".
Egli è stato animato a scrivere soltanto da un intimo irrefrenabile bisogno, come fanno i ragazzi col loro diario segreto, senza alcuna velleità di ambire a diventare scrittore, conscio dei suoi limiti, derivanti dal fatto di aver frequentato solo la terza elementare. Tuttavia, il suo racconto, fatto con parole semplici, da semialfabeta, si rivela di una freschezza ed un coinvolgimento emotivo particolari, perché riferisce di fatti veri della sua vita, offrendo uno spaccato dell'intero secolo passato, che potrà così, attraverso i suoi ricordi, lasciare ai posteri qualche traccia in più di come si viveva nel 1900.
E' un atto coraggioso questo compiuto da Michele Rigato, primo perché un semialfabeta non si mette a scrivere, poi perché egli rivela tutta la sua vita, anche interiore, che tante volte il pudore, la riservatezza - o la privacy, come si dice adesso - ci frena di fare.
E' poi anche un atto di fede il suo, la quale ha
animato tutta la sua vita, pur senza diventare prete, anzi mettendo su famiglia
con Antonietta, una donna di rara sensibilità e dolcezza, dalla quale ha avuto
quattro figli. Ma gli uomini retti e giusti come lui, pieni di amore e dedizione
verso la propria famiglia ed il prossimo, valgono a volte più di tanti inutili
preti. Tale fede lo ha sorretto nel corso di tutte le vicende della sua vita,
soprattutto quelle terribili della seconda guerra mondiale, patite in modo
particolare durante la prigionia in Germania, quando ha dovuto recuperare un
numero sterminato di cadaveri in decomposizione provocati dai bombardamenti a
Kassel.
Io ho avuto il privilegio di conoscerlo di persona, perché egli è stato il mio
padrino di battesimo. Ma lo conosco anche attraverso le testimonianze di mio
padre, che tante volte lo ha nominato nei suoi racconti di guerra, nella quale
è stato suo compagno di sventure in Germania, patendo insieme gli orrori
disumani raccontati nel libro - nel quale pure figura citato il nome di Lorenzo
Carcuro - , i drammatici momenti dei bombardamenti, quando mio padre cercava di
trascinare Michele, che spossato non ce la faceva più a correre.
Come si dice a Banzi, "chi abbattezz
attanezz", sicché questo bisogno di scrivere il compare Michele
evidentemente lo ha trasmesso anche a me. Io scrivo poesie e il 31 dicembre
2000, quando nessuno sapeva del suo libro, glie ne dedicai una, la seguente:
IL COMPARE MICHELE RIGATO
Il compare Michele Rigato
l'ho sentito nominare
fin da quando sono nato
lo chiamava l'altro compare
con un tal sentimento puro
mio papà Lorenzo Carcuro.
La loro amicizia ebbe avvento
tra l'uno e l'altro bombardamento
e mai è accaduto che fosse tradita
neppur quando di mezzo c'era la vita:
tanto i loro rapporti erano belli
sembrava che fossero quasi fratelli.
Dopo la guerra di tempo ne è passato
ed il compare a Bologna è immigrato
di anni ne contano quasi una novantina
ma ad ogni Natale almeno una cartolina
i due compari mai han mancato d'inviare
per farsi gli auguri oppure di telefonare.
I bombardamenti non sono che un ricordo lontano
eppure sembrano prendersi ancora per la mano
e tenendosi forti andare avanti con passo lento
perché infine sta per giungere quel momento:
ormai non serve più correre verso il rifugio
si può avere adesso anche un po' d'indugio.
Quando il Signore l'uno di là vorrà chiamare
l'altro compare egli starà trepido ad aspettare
e sono sicuro che di premiarli si ricorderà
per l'esempio dato di vera amicizia e bontà:
il posto a Lorenzo Carcuro sarà assegnato
vicino a quello del compare Michele Rigato.
Adesso, invece, mi ritrovo da lui l'omaggio ancora più grande e prezioso del
libro della sua vita: lo conserverò gelosamente insieme ai due buoni fruttiferi
postali di mille lire ciascuno che mi regalò per il mio battesimo. Spero che
non gli dispiaccia sapere che ho preferito conservare i due pezzi di carta in
suo ricordo, piuttosto che andare a riscuotere all'ufficio postale ventimila
lire. Ho fatto così anch'io un regalo allo Stato, ben poca cosa però rispetto
ai cinque anni che egli, con mio padre, è stato costretto a regalare della sua
gioventù per una guerra scellerata.
Caro Compare, grazie di questo dono che ci hai voluto fare e, se fra diversi anni, purtroppo, dovremo dire che "così fu" la vita di Michele Rigato su questa terra, la speranza, la fede che ci trasmetti ci possa far dire che la tua vita nell'aldilà, insieme a tutti gli uomini giusti come te, possa essere sicuramente migliore. Così sia.
Antonio Carcuro