Elettrodotto a Rapolla: fatti più in là (... infine obbedì)
La
vicenda dell'attraversamento dell'elettrodotto Matera - Santa Sofia nel
territorio lucano di Rapolla, sebbene non gridi vendetta come la nefandezza del
tentato stoccaggio delle scorie radioattive a Scanzano Ionico - che era stato
individuato quale sito unico nazionale-, tuttavia rappresenta anch'essa un caso
emblematico in cui il potere si mostra intollerante ad ascoltare le ragioni,
giuste e sacrosante, d'una popolazione che non vuole vedersi deturpato il
proprio territorio, sottratto spazio vitale, esposta al rischio - ancora
imponderabile - delle emissioni elettromagnetiche: perché siffatte ragioni
debbono soccombere di fronte alla prepotenza altrui?
Se la "piccola variante" non è insuscettibile di
trasformarsi in "grande variante", allora che l'elettrodotto si faccia
un po' più in là, anche se ciò comporta qualche aumento di spesa e
l'allungamento dei tempi di ultimazione dell'opera (qualche mese in più non
compromette niente): ciò ne vale sicuramente la pena, se serve per
salvaguardare la salute dei cittadini di Rapolla, anche se dovesse escludersi al
momento l'incombere di una minaccia immediata alla loro salute, ma paventandosi
solo il timore di risultare nociva.
Ma il sospetto è che forse il potere non si sarebbe mostrato
prepotente se, invece di Rapolla, si fosse trattato di Rapallo, ed è ciò che
fa suscitare indignazione, scatenare rabbia.
Allora, esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli amici di Rapolla, diamo
loro il nostro sostegno morale a che resistano coraggiosamente e strenuamente
per contrastare questo sopruso.
Per maggiori informazioni e per
manifestare il tuo sostegno e solidarietà, collegati ai siti:
http://www.gingen.it/elettrodotto/index.htm
http://elettrodottomaterasantas.splinder.it/
Un elettrodotto ad "alta tensione ... ed emozione", come testimonia questa lettera pervenutami il 18 marzo 2004 che, pur essendo troppo personale, pubblico comunque lo stesso, perché era un peccato - quanto è bella, genuina e commovente - non farla condividere a qualcun altro:
"Caro Antonio
Scusami se non ti ho
subito comunicato che ce l'abbiamo fatta, il decreto è stato sospeso per sei
mesi e, si è già formata una commissione di tecnici che curerà la parte
tecnica che riguarda solo la GRANDE VARIANTE.
Non ti posso descrivere
il gelo, la stanchezza, le preoccupazioni di quei giorni, specialmente i
primi, quando ci sono stati diversi problemi con le forze dell'ordine, alla
fine grazie alla solidarietà di tutti i lucani vicini e lontani abbiamo
finalmente risolto un problema che si trascinava da anni.
Ti ringrazio per
l'articolo che hai scritto sulla questione dell'elettrodotto, l'ho pure
inviato all'Unità di Crisi perché lo pubblicassero sul sito che hanno creato,
purtroppo devi sapere che qui c'è stata poca organizzazione e per mesi è
successo come nell'Odissea, la tela veniva tessuta di giorno e disfatta di
notte, solo grazie alla nostra costanza e determinazione
abbiamo ottenuto questo grande risultato.
Nonostante la
stanchezza una domenica mattina ho letto alcune poesie che hai scritto per i
tuoi genitori e ho pianto e quando mia sorella mi ha telefonato ho detto che
ero raffreddata, ... ho pianto per tua madre e per mia madre come una ladra
senza farmene accorgere perché le mamme non devono piangere,
ho pianto perché nelle tue poesie ho
ritrovato le cose più belle della mia vita.
Caro Antonio ...
Cari saluti a te e alla tua
famiglia.
Ti prego di non pubblicare questa mia lettera perché è troppo
personale, grazie.
LA STORIA VISSUTA E RACCONTATA DAI
PROTAGONISTI DI RAPOLLA
La storia ebbe inizio oltre un decennio
fa con autorizzazioni rilasciate alla TERNA da Enti Locali che poi si sono
giustificati dicendo che non avevano capito la vera entità del progetto. Gli
abitanti del Vulture, però, non hanno mai accettato che l'elettrodotto passasse
sulle loro teste ed hanno, non solo scioperato, ma anche fatto ricorso alla
Magistratura.
Finalmente nel 2002 i Comuni di Melfi Rapolla e Barile hanno deliberato per la
Grande Variante e tutti si sono tranquillizzati.
Nessuno però sapeva che si stava lavorando su un progetto di Piccola Variante e
che questo progetto sarebbe stato approvato all'unanimità anche dal Consiglio
Comunale di Rapolla nella seduta del 24.06.2003 in cambio di 2 milioni di euro
come compensazione per l'impatto ambientale.
Si cercò a Rapolla di convincere i cittadini che sarebbe stato meglio dire di sì
alla Piccola Variante altrimenti la TERNA sarebbe passata ugualmente senza
risarcire nessuno e che nella Conferenza di Servizi fissata a Roma il 1° Luglio
si sarebbe parlato solo di Piccola Variante.
Alcuni di loro, per l'esattezza 27, andarono il 1° Luglio a Roma per esprimere
il proprio dissenso contro la Piccola Variante e questo fu un bene,
perché quel giorno nessuno firmò.
Al ritorno da Roma essi allertarono la popolazione e così il Consiglio Comunale
si riunì e ritirò la precedente delibera, ma ormai si era aperta una porta
alla TERNA e le cose divennero difficili.
Ci furono altre Conferenze di Servizi,ci furono altri scioperi e altre mille
riunioni, a novembre fu occupata la sala consiliare per alcuni giorni e così la
Regione non firmò l'accordo con la TERNA per il passaggio della Piccola
Variante prima e della Grande Variante dopo.
Nessuno credeva che ce l'avrebbero fatta, all'inizio erano proprio in pochi a
lottare, ma fra di loro c'era chi caparbiamente non si arrendeva, perché
riteneva che fosse in gioco una questione di civiltà e pur di vincere
la battaglia, ha dovuto ingoiare bocconi amari, molte volte ha dovuto
incoraggiare, parlare di meno, far finta di non sentire, farsi amici dei
nemici, alla fine però con la soddisfazione di poter gridare: ABBIAMO
VINTO!!!!!!.
Così si è potuto salvare la terra dei propri genitori che aveva un
valore affettivo immenso, potendo continuare a rivivere il miracolo di ritrovarsi
ancora lì a sentirne il profumo. Ma a prescindere da ciò, la lotta era
ritenuta
giusta e doverosa
per salvare il proprio paese perché l'elettrodotto ne avrebbe decretata la sua
fine.
Adesso che l'incubo è finito, è bello sapere
che a Rapolla si potrà indulgere alle emozioni, abbandonandosi a leggere le poesie di Antonio Carcuro
dedicate ai suoi genitori, perché le si considera "bellissime, perché si
è figli della stessa terra e si vorrebbe che un giorno le cose più belle
della propria vita diventassero le più belle per i propri figli e nipoti".
Aggiungo io: "Amen".
Tributiamo il dovuto onore a questi fieri Lucani di Rapolla, che hanno vinto
anche per noi,
Lucani lontani o semplicemente Italiani, una battaglia di civiltà, facendoci
sentire, insieme a loro,
più liberi, meno succubi della tracotanza del potere e dei suoi giochi.