HUMILITAS ALTA PETIT
la superbia invece è un
peccato capitale che
fa finire nella prima cornice del purgatorio
La data del 2 maggio merita il conio di una medaglia, per l'importanza di due eventi accaduti nella mia vita. Però, tutte le medaglie, come è noto, hanno un dritto ed un rovescio, conseguendone inevitabilmente che anche essi sono contrapposti tra di loro: uno è bello, l'altro brutto. Quest'ultimo si verificò nel 2005, con la dipartita di mio padre. Il primo invece nel 1978, in cui cominciai la mia vita lavorativa. La sede di lavoro era il Palazzo Silva della Fondazione Galletti di Domodossola, in cui era ubicata la biblioteca ed il museo cittadini, ed il mio primo lavoro fu quello di bibliotecario. Il Palazzo Silva è annoverato tra i monumenti nazionali; restaurato di recente nella facciata, viene restituito in tutto il suo splendore, quale uno dei migliori esempi di casa patrizia rinascimentale della regione subalpina. Il cancello di ferro battuto e gli stemmi gentilizi che decorano le finestre e le porte del palazzo recano ripetutamente il motto della famiglia Silva "Humilitas Alta Petit". Per quanto ne avessi già colto il senso, ho voluto fare un ulteriore approfondimento del significato di quell'aforisma, trovando un "grande" maestro (chi meglio di lui!) in aiuto: Giovanni Paolo II. Durante una visita pastorale alla famiglia dell'Istituto Borromeo di Pavia, avvenuta sabato 3 novembre 1984, Papa Woitila infatti spiega che "Gloriam praecedit humilitas. Humilitas alta petit", ovverosia l'umiltà è il fondamento della vera grandezza dell'uomo perché spinge a puntare in alto. Non c'è grandezza senza umiltà, e non c'è umiltà senza Dio. Con questa pagina, allora, voglio, umilmente, contribuire a divulgare questa verità, rendendo nello stesso tempo omaggio a Paolo della Silva e Gian Giacomo Galletti, degli sconosciuti le cui orme ho incontrato sulla mia strada e che hanno segnato profondamente il mio destino. Sembra incredibile, ma, se Paolo della Silva (nato a Crevoladossola nel 1476 ed ivi morto nel 1536) e Gian Giacomo Galletti (nato a Bognanco nel 1879 e morto a Parigi nel 1873) non avessero, con le ricchezze accumulate con le audaci imprese poste in essere con la loro humilitas, costruito il palazzo e costituito la Fondazione omonima, l'incipit del mio lavoro sarebbe stato diverso e la strada che poi ho percorso senz'altro un'altra. Ma, ad indirizzarmi su quella strada ha concorso anche, nientedimeno, che uno scrittore-filosofo dalla Russia: Tolstoj, leggendo i cui romanzi ne rimasi affascinato a tal punto da volerlo emulare, a cominciare dagli studi di giurisprudenza, che peraltro l'autore di "Guerra e pace" aveva fatto senza giungere alla laurea, da me invece conseguita e che mi è servita per fare il segretario comunale. Nella mia libreria conservo come una reliquia il romanzo "Resurrezione", che lessi nell'ultimo anno di ragioneria e che fu determinante nella scelta della facoltà all'Università di Bologna. Gian Giacomo Galletti invece ho avuto modo di ammirarlo in un ritratto appeso in sala giunta di Bognanco, esprimendogli silenziosamente ogni volta la mia gratitudine per essere nato proprio in quel paese, essere diventato ricco a Parigi, aver costituito (anche a mio beneficio) la "Fondazione Galletti" a Domodossola. Martedì 29 dicembre 2015 mi sono congedato da Bognanco, essendo l'ultimo giorno del mio servizio lì svolto come segretario comunale per quasi dieci anni. Ovviamente è stato un giorno di grande mestizia e commozione, con lagrime che sgorgavano senza poterle trattenere sia dai miei che dagli occhi dei dipendenti. Questa pagina vuole essere anche una testimonianza di gratitudine per la humilitas di Paolo della Silva e Gian Giacomo Galletti, che mi ha consentito elevarmi all'altezza eccelsa di Bognanco, dove ho potuto riscattare ed affermare la mia dignità e valore professionale, negatami e disconosciutomi altrove, dove, fra il tanto onore, ho avuto anche quello di poter pranzare con Piero Angela. Accomiatandomi, non è mancata la scontata promessa di ritornare ancora in visita a Bognanco. Le promesse io sono solito mantenerle, ma mi piacerebbe poterci ritornare con qualche motivo aggiunto, ovverosia la dimostrazione di ulteriori obiettivi raggiunti con la mia humilitas, in modo da poter contraccambiare quella di cui ho beneficiato. Ritengo doveroso esprimere di più e meglio la gratitudine verso quel paese, in modo che possa trarre lustro dall'aver avuto un segretario comunale come me, del tutto irrilevante essendo che non mi abbia dato i natali.
Quello che invece i natali me li ha dati, si senta pure libero di onorare i componenti delle "sue famiglie gentilizie", per quanto non servirà certamente ad evitare loro di portare fra capo e collo pesanti massi negli infiniti giri che dovranno fare nella prina cornice del Purgatorio, per purgare il peccato capitale della superbia, l'unico motivo che li contraddistingueva veramente: tra quelli dell'immagine di sopra io ne identifico già qualcuno!
Gian Giacomo Galletti
Monumento a Gian Giacomo Galletti a Domodossola
Palazzo Silva a Domodossola monumento nazionale sede della Fondazione Galletti
Cedro monumentale a Domodossola
Piazza Mercato di Domodossola una delle più belle d'Italia
Corso antistante la stazione di Domodossola con sullo sfondo la Val Bognanco
Verso la Val Bognanco
Bognanco capoluogo San Lorenzo chiesa antistante il municipio
L'ufficio occupato per 10 anni del segretario comunale Antonio Carcuro con i tronchi della felicità da lui curati con amore
Nota. Tutte le foto sono state scattate da me il 29 dicembre 2015, ultimo giorno di lavoro come segretario comunale. |
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08 gennaio 2016