IL MIO SALUTO A GERARDO RENNA
grande amico di gioventù

 

 

Scrivevo appena qualche giorno fa: "Chi avrebbe mai immaginato, il dieci settembre 1973, che il giorno successivo di ventotto anni dopo, ci sarebbe stato a New York l'attacco terroristico alle Twin Towers del World Trade Center...!".

Dopo la telefonata intercorsa stamattina con una mia sorella, debbo fare una dolorosa aggiunta: "chi avrebbe mai immaginato anche che l'undici settembre 2020 sarebbe "passed away" il mio amico di gioventù Gerardo Renna!".

Erano diversi anni che non avevo più contatti con lui, perché il paese che ci ha dato i natali, che avrebbe potuto ancora costituire il nostro denominatore comune e luogo d'incontro, diversamente da lui, io me lo sono cavato dal cuore come un dente cariato dalla bocca, non ritornandoci più da quindici anni.

Ciò non toglieva che mi piacesse l'idea che Gerardo invece continuasse puntualmente ad andarci a Banzi ed a goderselo, come una volta facevo anch'io, anzi abbiamo fatto insieme tra il 1968 ed il 1969, due anni di intensa amicizia vissuta fra noi, finché anche lui, come tanti, non ha duvuto andare a cercare lavoro al nord, dalle parti di Bologna.

Dovevo ancora compiere diciassette anni, quando nella primavera del 1968 ci siamo ritrovati in chiesa a fare entrambi da padrini per la cresima. 

Quella occasione ha propiziato la nostra amicizia, sebbene Gerardo avesse ben sei anni più di me. Ciò ricordo che suscitò stupore in qualcuno, che si spinse a rivolgergli anche parole di biasimo, ma Gerardo diede subito prova che l'amicizia è un sentimento che nasce spontaneo e non tollera nessuna condizione, un po' come l'amore vero, che non guarda in faccia all'età, alla ricchezza, a niente.

Del resto, anche tra mio padre Lorenzo e suo padre Peppino intercorreva un ottimo rapporto di amicizia, di stima e rispetto reciproco, al punto da concordare di prendere in concessione dal comune quattro loculi vicini, sì da poter proseguire quel loro rapporto anche da morti: evidentemente tali sentimenti li hanno trasmessi a noi figli, che semplicemente abbiamo continuato a coltivarli.

E nella primavera del 1968 Gerardo è stato partecipe dell'esplosione della mia grande emozione verso colei che, dieci anni dopo, sarebbe diventata mia moglie.

Nel suo ufficio in via Poerio, che sussulti quando vedevo che si recava dalla sua amica e compagna di scuola per andare insieme a passeggiare in piazza e poi quando, riaccompagnatala a casa, prima di girare l'angolo, si voltava per vedere se la stessi guardando, ed io la stavo guardando sì, ma discretamente senza farmi vedere, attraverso il riflesso della vetrina!

E poi una sera a casa di Gerardo ci siamo improvvisati a poetare!

Me lo ha ricordato lui stesso nove anni fa con una lettera, vibrante ancora d'emozione, che mi piace riportare qua tale e quale:

 

"Caro Tonino

Rovistando fra i miei scritti del passato (mai dimenticato!) mi è balzata inaspettatamente agli occhi una tua piccola composizione: una breve, ma efficace poesia di una sera autunnale (anche se intitolata "SERA INVERNALE") nel nostro piccolo borgo. Credo che questa sia la prima delle tantissime da te composte successivamente.

Ricordo bene come una sera del mese di novembre del 1968, ci trovammo momentaneamente in casa mia, al n. 85 di via Carlo Poerio a Banzi. Ad un certo punto tu mi dicesti: "Componiamo una poesia ciascuno sull'inverno?" Io dissi: "Va bene". E così ci mettemmo subito all'opera. Ed è così che, seduta stante, queste due nostre poesie videro la luce!

Tante altre, sia io che tu, abbiamo poi composto, ché tanti, molti, sono gli anni che d'allora sono passati."

 

Hai ragione, Gerardo, ne sono trascorsi poco meno di cinquantadue, volati letteralmente via, durante i quali sia tu che io ci siamo sforzati di cogliere e rappresentare con le parole lo stupore per le cose meravigliose del creato, tu, in modo particolarmente appassionato, l'amore ineffabile per la nostra terra natia.

Banzi sarà un paese tristissimo ora che ha perduto chi l'adorava davvero tanto; o forse no, perché la tua anima si starà librando liberamente su di esso a contemplarne il cielo, le colline, i boschi, la campagna, ad inebriarsi nel vento, cogliendo ed ammirando forse cose belle mai viste prima.

Ma, se può non provare tristezza Banzi, stasera la sento crudamente io, impedendomi essa di limitarmi ad aggiungere solo un RIP sulla tua pagina face book, per essere espressa qua tutta, insieme alla  mia profonda gratitudine per l'amicizia vera, sincera ed inossidabile con la quale mi hai reso ricco.

Non so se qualcuno leggerà questa pagina, tuttavia quello che è insito giungerà sicuramente a te là dove non è dato sapere quale sia il luogo per noi viventi in questo mondo.

 

Quando sarà il mio momento, Gerardo, tu non avrai modo di scrivere niente, spero però che, senza più bisogno delle parole, potrai palesarti ancora amico mio: se lo farai, sarà meno difficile per me entrare nel posto dei giusti dove ora sei sicuramente tu.

Intanto, di qui in avanti, prima di dormire, puoi stare tranquillo, penserò anche a te.

Arrivederci mio grande vero amico!

 

27 settembre 2020

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