INCONTRI
Io, quando incontro una persona, tranne che non abbia qualche cruccio particolare per la testa, sono portato a salutarla ed a parlarci. Ciò vale in tutte le situazioni ed occasioni, camminando o viaggiando in treno, in ambiente di lavoro o vacanzierio. Penso, così, di mettere in pratica ciò di cui ritengo essere un po' dotato, l'intelligenza emozionale, della quale ebbi modo nel 2002 di dissertare anche a Roma nell'ambito della mia attività professionale. Fu proprio in un viaggio di ritorno dalla capitale, reduce da una delle settimane di corso, che ebbi una prova non poco eloquente circa tale dotazione. Salgo su un Eurostar proveniente da Napoli per Milano. Mi ritrovo attorniato da persone tutte impegnate a fare cruciverba, a leggere libri, riviste e giornali. Da una domanda sbirciata nel cruciverba della signora accanto, colgo lo spunto per fare una battuta. Constato una reazione positiva; non solo da parte sua, ma anche degli altri sette passeggeri vicini che, tutti, sollevano la testa rivolgendo verso di me la loro attenzione: è il prologo di un piacevole intrattenimento che cessa e si trasforma in dispiacere solo quando si scopre di essere giunti in un lampo a Milano. Prima di congedarci, la signora a fianco non mi consente di salutarla senza aver assaggiato almeno una sfogliatella del suo vassoio che stava portando in regalo; il dirimpettaio (un funzionario della Regione Campania) dichiara testualmente: "Antonio, normalmente in compagnia faccio io l'intrattenitore, ma stavolta tu mi hai eclissato!". Scesi dal treno poi, ci siamo scambiati uno di quei saluti che si fanno tra persone legate d'affetto: mica solo una vigorosa stretta di mano, anche un guancia a guancia, non escluso con una bella ragazza, sotto lo sguardo sorridente del suo fidanzato in attesa. Non è stato quello l'unico viaggio che meriti di essere ricordato, ce ne sono diversi altri che sarebbero potuti risultare più "fruttuosi" ma dai quali non ho saputo o voluto trarre profitto, al cui ricordo, tuttavia, qualche rimpianto viene per non aver colto l'attimo. Mi piace ricordare qui anche un incontro avvenuto sulla spiaggia di Ischia nel settembre 2005. Un gruppo di bagnanti conversava vicino a me ed a mia moglie. La conversazione era animata soprattutto da una ragazza, la quale ad un certo punto esclama: "ah io non mi farei mai mordere da una medusa!". Approfittando della brevissima pausa di silenzio che ne è seguita, la fisso negli occhi e le domando: "da un uomo sì?". La risposta fu la stessa parola tronca della domanda, non accompagnata però dal punto interrogativo, bensì dall'esplosione di una gustosa risata. Per completezza di cronaca aggiungo che mia moglie manifestò solo un blando disappunto per quella mia interferenza nella conversazione. Non riesco a non salutare neppure le diverse persone che incontro al mattino nel tragitto che faccio a piedi per recarmi alla stazione di Gallarate. A cominciare da una bambina che va a scuola accompagnata da sua mamma e che, come mi scorge da lontano, le segnala il mio avvistamento, preparando già sul volto, come fa pure sua madre, un sorriso. E' a lei che ho dedicato la poesia "C'è una bambina", rivelandoglielo però appena qualche giorno fa, quando le ho regalato il libricino "Sulle spalle di papà", insieme a quella poesia appositamente stampata. Nella dedica le ho scritto che ogni giorno, incontrandoci, avrebbe dovuto recitare una poesia, consentendole di dire la "Filastrocca corta" quando fossimo in ritardo. Il giorno dopo ero in affanno per prendere il treno, e lei, puntuale, mi fa sentire subito la "Filastrocca corta" appunto. Inoltre portava in mano, dentro una cartellina di plastica, la fotocopia della poesia "Declinazioni e coniugazioni", che era piaciuta assai alla maestra e che l'avrebbe fatta imparare a memoria a tutta la scolaresca di quarta elementare. Non posso non citare qua almeno un'altra persona: l'ottantacinquenne Carmine, col cognome biblico di Salomone, approdato in Lombardia dall'Abruzzo per una ragione tutta particolare, opposta alla mia. Infatti, se io mi ritrovo qua per raggiungere il mio amore, egli vi è giunto invece per fuggire da quello suo. La sua storia è davvero commovente e meriterebbe un romanzo, forse anche un film. Pur passandogli davanti sempre con alquanta fretta, ci teneva a raccontarmela. Così, una mattina che avevo cinque minuti di anticipo rispetto alla partenza del treno, egli me l'ha riassunta succintamente. Si amava con una ragazza, ma è dovuto partire per la guerra. In Russia vi è rimasto per tre anni, senza poter dare più notizia di sé. Al suo paese tutti lo davano per morto. I genitori della sua fidanzata l'hanno convinta allora a sposare un altro ragazzo. Ritornato dalla guerra, Carmine ha trovato così la sua ragazza già moglie d'un altro e mamma di due figli. Lei però continuava a considerare Carmine il suo vero amore ed era decisa a lasciare il marito. Carmine, però, generoso ed altruista, per non creare scandalo e rompere una famiglia già creata, abbandona il suo paese e se ne viene lontano in Lombardia, in modo da non incontrare più la sua amata. Carmine, che in Abruzzo possiede ancora tanti terreni, non ci ha tenuto solo a raccontarmi la sua storia, mi ha voluto far sentire anche il profumo della sua terra. Così, mi ha invitato ad entrare nella casetta in legno posta nel suo giardino, ha tirato fuori dalla sua dispensa un grande barattolo, versando e riempiendo del suo contenuto uno più piccolo: era una miscela di una ventina di essenze di erbe aromatiche abruzzesi, una delizia! La settimana scorsa mi sono imbattuto in una scolaresca che stava venendo anche lei a Druogno (tra l'altro qui c'è un parco di educazione stradale, denominato "Bimbinciclo", che costituisce un motivo di grande attrazione...in tutt'Italia ce ne saranno forse altri due). Per quanto la comitiva avesse un compartimento riservato, la mia presenza non è stata rifiutata, anzi. L'accompagnatore, Franco Formica, durante il tragitto, ha letto ai ragazzi un racconto tratto dal suo recente libro "Montagna di storie". Era una storia vera e commovente di un cane di Druogno, assomigliante per certi versi a quella accaduta a me una volta che, in licenza militare, feci il tragitto di notte dalla stazione di Palazzo San Gervasio a Banzi, durante il quale un cane randagio si prese cura di me, scortandomi per tutto il viaggio. Mentre la leggeva, ho dovuto sforzarmi non poco per dissimulare la commozione di quel ricordo di quasi trentatre anni fa. Durante il viaggio di ritorno da Druogno mi sono imbattuto ancora nella scolaresca, allora ho detto all'accompagnatore che adesso offrivo io qualcosa da leggere a loro. Ho acceso il portatile ed ho aperto la poesia "Il Trenino della Vigezzina", sul quale stavamo viaggiando insieme. S'è incaricato di leggerla lo stesso Franco Formica ed alla fine non è stato lieve l'imbarazzo per lo scrosciante applauso che mi hanno tributato.
I miei incontri sono però pressoché insignificanti rispetto a quelli che fanno altri e, se oso raccontarli qua, è solo perché sono convinto che questa pagina non la leggerà nessuno. Tutt'altra pregnanza e risalto (nonché conseguenze) hanno invece ad esempio quelli di Silvio con Noemi. L'avvocato Ghedini ha precisato però che tutte le volte che Noemi incontra il "Papi" lo fa sempre in presenza di suo padre, cioè il "papi" vero... almeno finché è stata minorenne, dal suo diciottesimo compleanno forse non sarà più necessario. Veronica (la moglie di Silvio) ovviamente ha creduto (allo stesso modo in cui ci credo io) all'affermazione dell'avvocato di suo marito. Confesso di essere un po' in ansia per Veronica, perché non vorrei che la costringessero ad un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) a vita, un po' come Mussolini fece morire in manicomio Ida Dalser, nonché poi anche il figlio avuto da lei Benito Albino. Una notizia non è stata colta da nessuno. Noemi è concittadina della "gieffina" Lina ed insieme pare abbiano deciso di creare a Casoria un bel casinò (si badi che ho messo l'accento sulla o, non ho detto casino): la vincita è assicurata se si punta sul "Grande Fratello" o sul "Papi", sul "Cummenda" o sul "Cavaliere". Noemi ha dichiarato jnfatti di avere da "Papi" il posto assicurato in Parlamento (la stessa assicurazione ce l'avrà sicuramente anche Renzo... non quello discendente di Travaglini e neppure ovviamente i vari Renzo miei nipoti, bensì quello che fa Bossi di cognome, bocciato per tre volte all'esame di maturità). Sarà stata candidata in qualche lista la nipote di mio cugino, Lina ? A Druogno, come ho già scritto altrove, c'è un consigliere reduce dal "Grande Fratello" terza edizione. Qualche giorno addietro, dopo appena due anni dalla sua elezione, egli ha rassegnato però le dimissioni per andare a candidarsi a Verbania. Credo che anche Lina sarà stata candidata, se non alle europee con il corregionale Mastella, almeno in qualche circoscrizione, anche perché lei può annoverare nel suo curriculum pure di aver inciso di recente "'A canzuncella", del cui cover sono particolarmente grato perché mi ha fatto ricordare de "Gli Alunni del Sole" e della loro bellissima canzone "Concerto".
Ma incontri fitti ed importanti si faranno nei prossimi giorni anche a Banzi, sarà un "porta a porta speciale" da far impallidire quelli di Bruno Vespa. Tutte le case saranno setacciate una ad una, un po' come una volta a carnevale, quando ad ogni casa si faceva sosta e "so' m'nut' a cantà sott'a stu' balcon', s' m' vu dà nu pizz' dì capton', et cubb et cubb a' lariulà". Questa volta non si tratta di "capton'" bensì di voto. Meno male che mio padre non avrà più il fastidio di queste visite, perché quest'anno, giungendomi voce del numero spropositato di liste e di candidati (praticamente la metà dei banzesi sarà in competizione elettorale) quelle visite procureranno non poca nausea, se non addirittura vomito a chi le deve subire. Comunque, per il bene di Banzi, io spero che si riconfermi il sindaco uscente, perché altrimenti diventerebbe non poco difficile e pesante l'atmosfera municipale, con un ex sindaco rientrato nei ranghi di dipendente, sottoposto a feroce mobbing nella migliore delle ipotesi, ma senza escludere faide e vie di fatto, sì che il maresciallo potrebbe essere costretto a piantonare il municipio in continuazione, per riuscire ad intervenire prontamente a sedare l'accendersi di risse improvvise. Con altri cinque anni egli invece potrebbe trovare nel frattempo un'altra sistemazione: se si riconcilia col suo compagno di merenda, pardon di partito, è facile che venga fuori anche per lui un posticino nell'ATO, nel GUA o in una SOT. Che non venga bissato il mandato è però una eventualità assai remota, perché basta che gli elettori guardino l'album fotografico della visita del primo cittadino di Banzi in Israele e Palestina e non possono non mettergli la croce addosso ... nella scheda. Ne sono talmente convinto da essere disposto anch'io ad andare al casinò di Casoria a scommettere che dietro la statua di San Vito il prossimo 15 giugno ci sarà ancora lui, il sindaco col neo. L'argomento mi fa venire in mente ancora un incontro avvenuto sul web: si tratta di un sito in cui ho trovato riprodotte un po' di mie poesie. Sono rimasto sorpreso nello scoprire che la prima ad essere riportata era la "Filastrocca sul sindaco". L'ho riletta, vedendo che essa conclude così: Adesso filastrocca fermati per favore qua continuerai quando un nuovo sindaco arriverà.
Filastrocca mia debbo però deluderti: non sarai continuata più, perché quale che sarà il nuovo sindaco, non mi ispirerà più niente.
Sabato pomeriggio del 16 maggio scorso, sono impegnato ad Ameno (il 5° comune dove presto servizio a scavalco), quale presidente della commissione giudicatrice, per la seconda prova relativa al concorso di istruttore tecnico. Scendo a fare quattro passi per sgranchirmi le gambe davanti al palazzo municipale. Incontro un vecchietto che, a sua volta, si stava sgranchendo anch'egli le gambe, con l'ausilio però d'un bastone. Non riesco a non rivolgergli la parola, per la tenerezza che mi suscita. Ed egli ricambia volentieri, chiedendomi chi fossi e da dove venissi (quest'ultima domanda nel senso di dove fossi originario). Detto che facevo il segretario e che fossi originario d'un paese in provincia di Potenza, pensavo potesse bastare. Invece no: egli voleva sapere esattamente il paese. Banzi, gli preciso Ed egli: sai che io vengo da Lagonegro? Dal suo sguardo è sprizzato una certa gioia, da quello mio invece una certa emozione nel sentire che quel vecchietto di 92 anni viveva in autosufficienza da solo da nove anni, da quando cioè è rimasto vedovo, pur avendo dei figli. E poi mi ha raccontato anche che guida ancora l'automobile ed alleva api. "Allora mi farà assaggiare un po' di miele gli ho detto". "Certamente", mi ha risposto, "ma a settembre, periodo in cui faccio la raccolta". Ma poi, da buon lucano, non si è dimenticato di dirmi pure: "segretario, mio figlio ha presentato una domanda per costruire una casa, vedi se puoi farla passare"! In quel comune, sebbene a scavalco, i permessi di costruire li firmo io, allora gli ho risposto che, se nulla osta, gli sarà senz'altro rilasciato il permesso di costruire. Prima di lasciarci, insiste nel farmi vedere dove abita: la casa era proprio a ridosso del palazzo municipale, allora gli prometto che quando avessi avuto qualche ritaglio di tempo sarei senz'altro passato a trovarlo. Senonché, dopo appena qualche minuto che ero risalito in sede, sento il sindaco (venuta nel frattempo a farmi visita) vociare con una persona dall'imboccatura della scala e dire: "il dottor Carcuro è impegnato in un concorso, non può riceverla". Ma io avevo riconosciuto sia le gentile voce della signora sindaco, sia quella dell'interlocutore ed allora esclamo dall'alto: "per il signor Giuseppe ci sono!". Il vecchietto lucano, forse, andato a casa, aveva scoperto in credenza ancora qualche vasetto di miele, ed era ritornato ad insistere che andassi a trovarlo subito per "addolcire" la pratica del figlio. "Adesso non posso", gli ho risposto ancora. E poi, tra me: "non preoccuparti che mi interesserò comunque a che alla pratica non vengano frapposti ostacoli ... anche se sono convinto che in quel comune nessuno ci provi gusto a fare ciò, e nemmeno il suo contrario. Rientro finalmente a casa. Prima, però, vado a fare rifornimento di gpl. All'erogazione incontro ancora un altro lucano di Tricarico. La prima volta che abbiamo fatto conoscenza gli ho fatto notare: "tu sei dello stesso paese di Rocco Scotellaro". E lui: "chi è?". "Il più grande poeta lucano", gli ho risposto. E poi, scherzando, ho aggiunto: "dopo di lui vengo io", lasciando attonito il mio conterraneo. In occasione dell'ultimo incontro però mi ha chiesto l'indirizzo del mio sito web, annotandoselo: "stasera ti visito" mi ha detto. A proposito del paese di Rocco Scotellaro, mi viene da rilevare che Tricarico è il cognome anche di un mio collega varesotto. Di nome egli fa Savino. Ma si spacciava per Sabino, forse nel tentativo di camuffare la sua origine pugliese, quasi che se ne vergognasse. Mah!!! Tuttavia, a sentirlo parlare, che fosse pugliese, se ne sarebbe accorto anche un arabo. |
10 maggio 2009