MARGARETA CALICANTUS
insieme
alla sua Sophie ha anticipato la primavera
nei giorni scorsi a casa mia
Venerdì scorso, giorno dopo la Befana, ritornando alla sera dal lavoro, sono rimasto colpito dal fatto che le strade fossero ritornate buie: i lampioni erano accesi regolarmente, erano state spente però le luminarie natalizie e la mancanza di quelle luci colorate creava un'atmosfera smorta, quasi di lutto: non riuscivano ad attenuare quell'impressione le rare luci lasciate ancora accese da qualche distratto o pigro, che volesse così prolungare l'illusione della festa, forse fino alla domenica successiva. Tante cose create dall'uomo nascono e muoiono in modo repentino, senza una gradualità, una sfumatura: ad esempio l'anno deve ineluttabilmente terminare il 31 dicembre, le stagioni iniziare e finire ad una certa data, la maggiore età conseguirsi al compimento del diciottesimo anno... l'Epifania tutte le feste portarsi via. Ciò è spesso motivo di sconforto, può creare nelle persone forse anche dei traumi perché si ritorna a scuola ed al lavoro bruscamente, i nostri padri emigranti ritornavano in Germania con quali indicibili sofferenze per loro che partivano e per noi, figli e mogli, che rimanevamo, sofferenze poi rinnovate a parti rovesciate, quando è giunto il turno per noi figli di ritornare al nord Italia. Ogni volta che c'era una partenza, aleggiava in casa come un'atmosfera di lutto ed ognuno di noi schivava lo sguardo dell'altro per non mostrare gli occhi rossi, pronti a sgorgare goccioloni di lacrime: quanta tristezza, quanto dolore lasciava in eredità nelle case la partenza degli emigranti nel mio paese! Mi ricordo una volta che, entrando in casa d'un amico, vidi sua madre a letto; siccome era pomeriggio, sembrandomi strano che quella signora, non anziana ancora, fosse in quel posto, chiesi se era ammalata; egli mi disse che stava bene, solo che quel giorno era partito per la Germania marito e figlio ... l'effetto di quella partenza, evidentemente, doveva essere per lei devastante. A vivere tutti questi dolorosi rovesci di medaglia, spesso mi sono posto il dilemma se non fosse stato meglio non venire al mondo, se non sia stata per me una opportunità mancata quell'incidente automobilistico avvenuto nel novembre 1963 di ritorno dalla scuola di Palazzo San Gervasio, dal quale riportai solo una diecina di punti di sutura alla testa ed un braccio fratturato. E, a ben considerare, forse sto continuando a rinunciare ad andare al mio paese proprio per non rinnovare la sofferenza del cappio di tristezza alla gola al momento del ritorno Il mio vecchio amico Gerardo (gli ho telefonato il giorno di Natale) scrive tante poesie quando va a Banzi, viceversa mi sembra non ne abbia composto neppure una quando vi fa ritorno dal paese: evidentemente, sentirsi attoniti e tristi non è una condizione spirituale propizia all'ispirazione. Al massimo siffatto stato d'animo induce a ripiegarsi introspettivamente su sé stessi, come sto facendo io in questo momento per purgare la tristezza della partenza di Lorenzo, Margareta e Sophie (ma anche del loro cane Coco) per Praga. Ma questa tristezza vale il rovescio di medaglia della grande gioia di averli avuti due settimane abbondanti insieme, di aver visto in questo periodo crescere tra le nostre braccia Sophie, aver ascoltato i suoi versi, ammirato i suoi sorrisi, esserci riempiti di essi il cuore e l'anima. Durante il periodo natalizio l'uomo cerca di creare artificiosamente un po' di letizia con le luminarie; nello stesso tempo anche la natura, con il calicantus, provvede ad iniziare ad allietare la terra con i suoi precoci fiori profumati. Ne ho raccolto un rametto e gliel'ho fatto trovare a Margareta sul tavolo una delle scorse sere con la dedica sottostante. Prima di partire mi ha chiesto se poteva portare con sé il foglio su cui avevo stampato il fiore di calicantus con la dedica: certamente - le ho risposto - è per te. Per Margareta, grazie a lei ed alla sua bambina Sophie, che con la loro presenza hanno anticipato un po' la primavera in questi giorni scorsi a casa, vale la pena provare la tristezza che ha generato questa pagina di ricordo. Prima di salutarci, per rievocare la serena atmosfera vissuta durante la loro vacanza con noi, le ho detto che avrei ascoltato, invitandola a fare altrettanto, la fantastica serenata di Antonín Dvořák, compositore praghese. Lei, a sua volta, mi ha suggerito di ascoltare un pezzo ancora più bello, un poema sinfonico di Bedřich Smetana, altro grande musicista ceco, dedicato al fiume Moldava, intitolato in lingua ceca appunto Vltava. Intanto, buon viaggio e sereno ritorno a Praga, con tanti bacini a Sophie per il suo terzo mese di vita che compie oggi.
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MARGARETA CALICANTUS Margareta
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Calicantus, |
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09 gennaio 2011
RIMEMBANZI
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