POESIA LUCANA

    Non so se nel panorama poetico nazionale possa rinvenirsi un filone di poesia suscettibile di contraddistinguersi, per qualche sua caratteristica peculiare, come "lucana". Di certo non ho la presunzione di rappresentarla io, per quanto digitando tale espressione, ovverosia "poesia lucana", in un qualunque motore di ricerca, spunti fuori subito una mia poesia dal titolo "Me li ricordo tutti", inserita nel sito della Valle dell'Agri - clicca qua se sei curioso di vederla. 
    Tuttavia, iniziative e produzione letteraria di tale specie non ne mancano. A Grassano - Comune del "Parco letterario Carlo Levi"- ad esempio, il 30 agosto scorso si è tenuta la seconda edizione di un concorso di poesia, "Parole per comunicare", che ha l'ambizione di diventare un evento di rilevanza nazionale. 
    La poesia in agosto non è mancata poi neppure a Banzi, dove nella sua piazza ha svolto un ruolo da protagonista, con la presentazione del libro di Gerardo Renna, "L'Eco del Cuore", e con la lettura di poesie inedite di un'altra banzese, Lancieri (mi scuso se non cito anche il nome, ma non me lo ricordo).
    Tuttavia, se ho potuto saggiare la qualità poetica degli scritti di Renna - per aver avuto in omaggio  il libro dall'Autore - non ho potuto invece apprezzarne quella della poetessa, dispiacendomene ciò, perché non mi sono trovato presente al momento in cui si è tenuto il fuori programma de "L'estate bantina". 
    Mi è capitato, infine, di imbattermi casualmente in una poesia di un altro lucano, Albino Pierro, che mi ha colpito per il suo pathos, apparsa su "la Nuova Basilicata" del 17 agosto 2004, dal titolo seguente, che così recita:

NON DIRLO A NESSUNO

Non dirlo a nessuno,
nemmeno all'aria,
che mi vuoi tanto bene:
tu ancora non sai
l'invidia che c'è nel mondo.

Se proprio non ti fidi di reggere
quando sto lontano,
fa come il pazzo mite:
parla da sola
e piano piano.

Poi quando te ne accorgi che è notte,
entra di nascosto in una chiesa
e racconta a tutti quanti i santi
i pensieri che nascono dal pianto.

    La poesia rende bene l'idea del modo soffocato, drammatico in cui si vivevano i sentimenti d'amore al tempo di Pierro. Tuttavia, non è da escludere che, forse, anche qualche nostra mamma abbia recitato il ruolo del "pazzo mite", e che chissà quante volte abbia parlato da sola e piano piano, dell'amore verso il proprio marito ed i propri figli che aveva lontano: questo merita di essere ricordato e detto a tutti, piuttosto che, tenerlo di nascosto ... non dirlo a nessuno.

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