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S.P.Q.G.
Visto che, per lottare contro il coronavirus (o covid-19), siamo stati costretti a subire, oltre che un regime di arresti domiciliari, anche una grandinata anglofona di termini (lockdown, cluster, droplet... e ne avrò sicuramente dimenticato qualcun altro), scampato (per ora) il pericolo e ritornati in regime di libertà (provvisoria, vigilata, condizionata che sia), ne usufruisco subito per sottrarmi all'inglese e sfogare la mia nostalgia per il latino. Attenzione però, chi dovesse immaginare che il titolo di questa pagina sia quell'acronimo declinato in illo tempore da Umberto Bossi, si sbaglia, perché quello era S.P.Q.R., dal fondatore della Lega vulgato in "sono porci questi romani", per dare prova di essere, non tanto un illetterato, perché la celia era manifesta, quanto un razzista. Alla fine, comunque, a furia di frequentarli, i romani, si è omogeneizzato a loro e, lasciando da parte i porci, che meritano il massimo rispetto per quello che danno all'uomo, porcherie autentiche ne ha fatto anche lui, nonché la "trota" del figlio Renzo e, pare, anche Irene Pivetti, leghista di rango, ex presidente della Camera dei deputati. L'unica cosa degna di nota, che rimane ancora di questo partito dall'indole rivoluzionaria, è l'insegna, posta all'ingresso dei comuni lombardi, contenente, accanto a quella in lingua italiana, della loro designazione in dialetto "longobardo": ma cosa significa ed a chi serve vedere all'ingresso della città, che ha dato i natali ai miei tre figli e tre nipoti, "Varese" e "Vares"? E' un segno distintivo dell'eccellenza lombarda o trattasi solo di una sciatta idiozia? Mutuando l'espressione da un lombardo famoso nonché (questo sì) eccelso: "ai posteri l'ardua sentenza". Ma ora non voglio più curarmi di loro, perché una ciliegia tira l'altra e mi verrebbe altrimenti da dire qualcosa anche sulla fine fatta dalla "trota", insieme alla sua collega Nicole Minetti (grazie alla madonnina lanciata in faccia da Massimo Travaglia a Berlusconi, questa igienista dentale ebbe la fortuna di avere a che fare con i denti rotti del cavaliere, che la fece diventare così consigliere regionale in virtù dell'imposizione del suo nome nel listino del candidato presidente Roberto Formigoni, il "celeste" finito in prigione), ed allora afferro il bandolo dell'S.P.Q.G. per dipanarne il tema. Come mi è spuntato in testa questo titolo. Perché a volte ti affiorano nella mente ricordi di visioni che forse la tua anima cerca e, incredibilmente, già che siamo quasi in estate e la casa nostra a Cervia ci aspetta, esse non sono di spiagge, di mare, di gabbiani, di ombrelloni, di bagnanti, di pinete, niente di tutto ciò, sono visioni metafisiche di anziani infreddoliti radunati in piedi d'inverno nella piazza di Genzano di Lucania, appena intravisti talvolta en passant in tempi remoti con addosso i loro vestiti scuri. Ed allora, ho pensato, così come a Roma c'erano gli S.P.Q.R. (senatus populus quirites romani), a Genzano c'erano (penso ci saranno ancora) gli S.P.Q.G., ovverosia i seniores populi quiritorum genzanorum (non sono un latinista, pertanto la traduzione potrebbe rivelarsi imperfetta). Che sentimenti di tenerezza ed emozione suscita questo ricordo, un raggruppamento monumentale di umanità, che, nel tardo pomeriggio sta insieme al vento freddo di tramontana, si guarda negli occhi, si scambia parole, sentimenti, comprensione, affetto, solidarietà; un raggruppamento di anime che compongono tutte insieme come un bouquet, sicuramente ammirato e desiderato da Dio, e dal quale Egli, ogni tanto, si limita a prenderne qualcuna, perché possa sempre durare ed essere contemplato. La solitudine degli anziani è bandita a Genzano di Lucania e, se la tristezza che sgorga irrefrenabilmente nell'età avanzata non può essere soppressa, perlomeno viene lenita e condivisa insieme, forse anche col conforto della madonna, cui sono devoti. L'attuale capo della Lega, Matteo Salvini, spesso sfrutta la madonna per ingraziarsi la simpatia degli elettori: dovrebbe essere invitato per la festa patronale a Genzano di Lucania, per capire cosa sia la vera devozione alla madonna. Ad una condizione però: che gli elettori genzanesi non si lascino abbindolare e non gli facciano guadagnare nemmeno un voto in più. Comunque, seppure io non sia un gran devoto di santi e madonne, non mi dispiace coltivare il sogno che, in prossimità del traguardo della mia vita, l'ultimo tratto abbia a percorrerlo in compagnia degli S.P.Q.G. Il loro paese appartiene anche a me, per aver dato la luce a mia madre e custodire le spoglie dei miei nonni; peraltro Genzano di Lucania non mi è ostile come quello in cui sono nato. Trattasi di una follia? Sia pure, ve la faccio anzi anche ascoltare, se volete, qua, eseguita apposta per me al violino dalla figlia di una genzanese in Toscana.
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10 giugno 2020