SERA
ULTIMA DI PRIMAVERA
Alle
dieci di sera
incurante
del buio incipiente
mi
sono inoltrato in pineta
per
salutare la primavera:
lo
stagno era la mia meta
intorno
i pini delineavano
nitidi
sullo sfondo del cielo
i
dettagli delle loro chiome
con
me li osservavano discreti
dall'alto
due stelle anzi pianeti;
le
foglie larghe delle ninfee
riposavano
sull'acqua distese
attendendo
l'indomani
di
ospitare sopra le rane
ora
intente a gracidare
mentre
vicino qualche grillo
metteva
a punto il suo trillo;
le
lucciole vagavano
con
le loro lanterne
non
ne avevo mai viste tante
nelle
brevi ore della notte
avrebbero
fatto di certo l'amore:
mi
è venuto allora di desiderare
di
volere una lontana sera
l'ultimo
giorno di primavera
in
quel posto ancora ritornare
trasformato
nel frattempo anch'io
magico
punto silente danzante di luce.
Intanto
però dovevo ritornare
a
casa e cercare d'indovinare
la
strada coperta dalle ombre dense
della
notte proiettate dagli alberi
non
illuminata neppure dalle lucciole
giacché
erano schizzate come monelle
altissime
in cielo per diventare stelle.