CERTI SOGNI E PRESENTIMENTI

   Tanti dei sogni fatti nei suoi 92 anni (fin qui) da Michele Rigato, e raccontati nel libro delle sue memorie, sono accompagnati puntualmente dalla postilla "E così fu" - che è diventato anche il titolo del libro medesimo - come a significarne la loro valenza profetica.
    Oggi sono venuto ad apprendere di un altro sogno, che è stato rivelatore di ciò che sarebbe accaduto realmente, che non mi ha lasciato indifferente, perché ha riguardato nientedimeno che l'annuncio della morte di mia madre, avvenuta il 28 febbraio 1999.
    Per la verità un qualcosa, non saprei se possa essere definito presentimento, l'avevo avvertito anch'io, quando mi è venuta l'ispirazione, il 6 gennaio dello stesso anno, di scrivere la poesia dal titolo "Tu sorridi già agli angeli". Ma sicuramente di valore profetico è il sogno riferitomi da una cugina materna, che peraltro non avevo fin qui mai conosciuta, in un'e-mail trasmessami oggi, fortunatamente non finita nella spazzatura dello spam: eccolo.
  
"Il 25 febbraio (giovedì) abbiamo ricoverato mio padre in ospedale per un non meglio identificato problema di salute che si protraeva da mesi. La sera del sabato, ha avuto una crisi di febbre altissima (43°!) e siamo rimasti a vegliarlo, sicuri che non ce l'avrebbe fatta. In quel dormiveglia, mia  madre ha sognato il nonno che le ha detto di non avere bisogno ancora di mio padre, ma che si sarebbe per il momento fatto aiutare da Severina! Mio padre si è ripreso! Io all'epoca frequentavo un corso di formazione e, il lunedì, Felicetta De Bonis, che tu hai citato sul tuo sito e che era mia compagna di corso, ha raccontato la storia della morte improvvisa, avvenuta il giorno prima, di un'anziana signora di Banzi. Ho capito subito che si trattava della zia e, come puoi ben immaginare, sono rimasta sconvolta."
  
E, guarda caso, la domenica mattina in cui è morta mia madre, io ero andato a fare un'escursione a Campo dei Fiori (la montagna di Varese) e, mentre passeggiavo, sento due persone che continuavano a parlare insistentemente di angeli (protagonisti della citata poesia), che quasi mi pareva avvertirne la presenza sopra la mia testa. Quando ritorno a casa per il pranzo, ricevo la terribile notizia.
 
  Si tratti pure di una mera casualità, tuttavia a me piace immaginare che nell'evento della morte di mia madre possano essere intervenuti in qualche maniera gli angeli (e non i diavoli), ancora di più se ne abbia deciso il momento suo padre, preferendola nella scelta tra lei e suo fratello, perché potrebbe anche essere che andare nell'aldilà sia come andare ad una grande festa, una specie di festa della Madonna di Genzano, che rappresenti un premio, e non un castigo.
    Ed in effetti, io che sono andato assai raramente a vedere le persone morte, perché mi ha sempre fatto impressione il loro pallore, viceversa quando ho visto mia madre, l'ho trovata col viso roseo, se non fosse esagerato direi bella, che sembrava quasi pronta per partire per una festa. Forse per questo il nonno ha voluto preferire lei, per farle condividere prima la gioia e la felicità.
  
E mi piace ancora immaginare che ciò possa accadere anche per me, decidendo mia madre quando debba essere il mio momento giusto, compito questo che le ho assegnato in un'altra poesia ("Parte della mia anima"):  naturalmente, se mia madre fosse impegnata o distratta, e dovesse provvedere mio padre, perché più attento in quel momento, ciò sarebbe per me indifferente.
    Ma voglio riferire adesso d'un altro fatto paranormale (presentimento? Visione?) accaduto proprio a mia madre da viva.
  
Quel giorno lei si trovava a lavorare nella vigna situata nel territorio di Genzano, ereditata da suo padre. Ad un certo punto, in mattinata sente una voce chiamarla "mamma": si gira pensando che sia andato a trovarla io, perché uscito prima da scuola, o non andatoci affatto. Ma si guarda intorno, e non vede nessuno.
  
Riprende allora a zappare. Senonché, dopo un po' si sente richiamare un'altra volta: pensa che io le stia facendo qualche scherzo e si blocca ancora, aspettando di vedermi comparire da qualche parte. Ma, anche questa volta, l'attesa risulta vana.
    Qualcosa le dice allora di dover smettere di zappare e di rientrare a casa. Così fa, quando sente suonare le campane a mezzogiorno.
    Giunta a casa, trova tutto normale e tranquillo e si mette a preparare da mangiare. Dopo un po' esce da scuola mia sorella Lina, ritornando verso casa con la sua compagna ed amica Lenuccia Valenzano.
    Normalmente, quando mia madre era in campagna, mia sorella aveva l'abitudine di accompagnare prima la sua amica a casa, intrattenendosi anche un po', passando diritto davanti a quella nostra, e poi ritornava. Quel giorno, giacché vede la casa aperta, perché era rientrata prima nostra madre, lei non ha accompagnata la sua amica, che è andata così a casa da sola.
    Cosa ha comportato ciò? Che mia sorella si è risparmiata di vedere impiccato nell'atrio del portone il papà della sua amica, il cui spavento avrebbe potuto costarle caro, forse anche la vita.
    Non ha a che fare, né con i sogni premonitori, né con i presentimenti, un'altra vicenda che ha risparmiato forse ancora la vita alla stessa mia sorella: vi ricordate quell'aereo militare andato ad intrufolarsi in una scuola a Casalecchio di Reno? Tra le vittime ci sarebbe potuta essere anche mia sorella, che vi lavora proprio lì. Ma non ha corso alcun pericolo, perché mancava dal lavoro in quanto a casa in maternità.
    Qualcosa ha suggerito a mia sorella di avere anche la terza figlia, dopo ben nove anni dal secondo, scartando l'ipotesi dell'aborto. Così la famiglia ha potuto arricchirsi della presenza di Stefania (finalmente una bambina dopo due maschi, e che bella bambina! pardon signorina adesso), oltre a continuare ad avere ancora la madre.
    Ora non so cosa sia intervenuto a spingere una cugina di nome Maria (da me mai vista, ed ignorata) ad aiutare a fare delle ricerche una delle sue figlie, a farla imbattere nel mio sito, a farle avere il coraggio di inviarmi un messaggio ed a raccontarmi del sogno avuto da sua madre che annunciava la morte di quella mia, e me a raccontare tutto ciò. 
   
Se dovessi esprimere il mio presentimento, direi che ciò potrebbe essere accaduto, piuttosto che per mera casualità od opera di fantasmi, per intervento dei nostri morti, i quali forse, pur nella loro pura essenza di spirito che saranno diventati, continuano a preoccuparsi sempre di noi, anche se noi non di loro, talvolta riescono a proteggerci ed a  farci scampare pericoli, e vogliono che nel loro ricordo, quaggiù, noi ci vogliamo bene.

06 novembre 2004


"QUI BISOGNA METTERE UNDICI CANDELE"

    Non posso non annotare un altro sogno fatto questa notte verso le quattro (del 02 maggio 2006). Non ricordo se stessi sognando alla stessa ora dell'anno precedente, quando mio padre stava esalando il suo ultimo sospiro, la notte passata invece sì. Ho sognato di ritrovarmi con mio fratello al cimitero di Banzi, fra i sepolcri dei nostri morti, quando egli, nell'atto di scoperchiarli, mentre s'intravedevano i loro resti, ha esclamato: "Qui bisogna mettere undici candele". 
    Appena sentita tale frase mi sono svegliato di soprassalto. Così, mentre l'anno scorso in quel momento mio padre si è addormentato per sempre, quest'anno invece io mi sono svegliato.
    C'è chi dice che dietro i sogni non ci sta niente, chi invece li interpreta per ricavarne dei numeri da giocare al lotto. Se il sogno di stanotte io non l'ho inteso rivelatore di alcun numero da giocare, tuttavia un significato oso ricavarlo dal quel messaggio, ed al numero undici ritengo di dare un'interpretazione.
    Noi siamo sei figli, di cui con la prima sorella Anna abbiamo solo il padre in comune. Allora le undici candele possono stare a significare una sorta di richiesta che i nostri genitori ci fanno, di avere accesa da ognuno di noi una candela: quindi sei candele per papà, cinque per mamma.
    Questa mattina, prima di andare in ufficio, ho fatto ingresso in chiesa e ne ho acceso due. Spero lo facciano anche gli altri cinque sorelle-fratello.

02 maggio 2006

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