COMPLEANNI
E'
proprio vero che il tempo passa in fretta, anzi vola: oggi è già il
mio 58° compleanno! Ed è il compleanno (quaranta e qualcosa) anche di
Franco Di Cosimo, mio ex vicino di casa, ora mi pare divenuto olandese.
Approfitto per chiederti una cortesia Franco: se dovessi incontrare
Diana de Winter, porgile per favore i miei saluti.
Per
chi fosse curioso di sapere cosa abbia io a che fare con questa signora
olandese, glielo dico subito: la conosco perché il 13 maggio 2003 mi
inviò la seguente lettera, che considero un'autentica recensione delle
mie poesie, meglio della quale non poteva essere fatta da nessun critico
letterario, perché
proveniente da una persona affatto sconosciuta e, pertanto, sincera e
disinteressata:
"Caro
Antonio,
Non mi conosci, però ti scrivo due righe.
Da un anno circa visito spesso il sito di www.ioscrivo.net
. A volte ho anche inviato qualche poesia.
Non sono una grande poetessa, ma mi aiuta ad imparare la lingua
Italiana.
Ogni volta che mi collego con www.ioscrivo.net
cerco subito le tue poesie. Mi piacciono tanto. Diciamo che sono
un'amante dei tuoi scritti e sono convinta che esistono tante altre
persone con la stessa idea.
Oggi ho letto 'la banda dell'Olanda'. Che coïncidenza.......sono
Olandese.
Allora Antonio, complimenti e grazie per le tue poesie.
Cari saluti dall'Olanda (senza banda, ma con tanta pioggia),
Diana
www.winterpages.nl "
Grazie
a te Diana per le tue gentili parole!
Festeggia il suo compleanno oggi
anche un certo Buono, una volta abitante pure lui in via Garibaldi (non
ne ricordo tuttavia il nome) e ieri, o forse ieri l'altro, ha compiuto
gli anni anche un altro vicino di casa (anch'egli forse già qualcosa
sopra i quaranta): auguri a tutti!
Ci
sono degli auguri scontati, altri inattesi che possono far piacere anche
più dei primi.
Ad
esempio, se, per il mio compleanno - giacché stamattina ero
maledettamente in ritardo - mia moglie me li ha tirati frettolosamente
dietro mentre uscivo per andare a lavorare (ma stasera lo festeggeremo
bene, pur in assenza dei figli, tutti e tre in vacanza tra
Barcellona e Sicilia), viceversa ho potuto apprezzare di più
quelli che mi ha fatto Laura, una sconosciuta che fa le pulizie alla
stazione di Gallarate.
Incontrandola anche stamattina, le ho detto: "Laura, le
voglio svelare un segreto: oggi è il mio compleanno; indovini quanti
anni faccio". E lei: "Al massimo 52".
"Sbagliato!", le rispondo.
E lei: "50?".
Mi avvicino
e, sottovoce, le dico: "Cinquantotto!".
Potevano, secondo voi, a
quel punto mancare i complimenti? No. Ed infatti Laura esclama
meravigliata: "Complimenti per come li porta bene", con tre
punti esclamativi aggiunti, non da parte mia, bensì sua.
Comunque,
voli pure il tempo: i miei 58 anni non mi pesano affatto e mi sento
esplodere di vitalità ed energia, fisica e mentale, più che mai, tra
l'altro correndo ancora come una bestia, non solo tra i cinque comuni
dove presto servizio, ma anche in pineta. Domenica scorsa ho fatto al
riguardo un bel saggio, cogliendo anche l'occasione per fare una
ricognizione dello stato di crescita dei topinambur helianthus
che ho messo a dimora in diversi punti: anche loro (forse per emulare
me) correvano in alto come delle bestie.
Per
chi continuasse ad essere ancora curioso di sapere cosa siano siffatti topinambur
helianthus, gli dico non tanto che trattasi di tuberi facenti parte
della famiglia delle patate, bensì, e
soprattutto, che sono dei bulbi importati da Banzi, avuti in regalo a
fine ottobre 2005 da ...
Trovo
bella e significativa questa continuità di vita delle piante, che
talvolta emigrano insieme alle persone, accompagnandole in una sorta di
simbiosi in lidi lontani: davanti all'ingresso di casa si espande
maestoso anche un oleandro, figlio di quello che teneva mia madre sul
terrazzo, che, nella speranza di salvarlo, nell'agosto 2004 misi a dimora
nella villa di Banzi... chissà se poi sopravvissuto!
Ma,
tornando al tema del compleanno, oggi non mancherò di far sapere
neppure a Carmine che compio 58 anni, e saranno sicuramente molto
graditi anche i suoi auguri. Egli è mancato qualche mese, ritornando
nel suo Abruzzo a fare la raccolta del grano. Intanto, durante la sua assenza, è
maturata l'uva fragola dell'esteso pergolato, un po' più precocemente
della mia, e ieri mi ha fatto assaggiare due grappoli: la mia è però
più dolce ed aromatica... quando sarà maturata bene.
Carmine
Salomone ha 86 anni, ma sembra un giovanotto per come si muove e parla.
Io lo osservo pensando che vorrò essere come lui, sempre attivo
ed indaffarato. Oltre all'uva, ieri mi ha dato anche tre teste d'aglio
portate su dall'Abruzzo: alcuni spicchi li conserverò per piantarli a
novembre. Così nel mio giardino ci saranno piante un po' di
tutt'Italia. Solo che non so più dove mettere tutti gli oleandri e le altre piante importate da Santa Maria di Leuca e Torrevado, perché
da me non ce n'è una che non attecchisca e non è
facile farcele stare tutte.
Acquisiti
gli auguri di buon compleanno anche da Carmine, e dopo aver offerta una
torta sbrisolona alle dipendenti di Druogno, sono ritornato felice a
casa.
A
Gallarate, durante il tragitto a piedi dalla stazione alla macchina, ho
raccolto un fico da un albero prospiciente sulla strada (è difficile
trovarne perché i cinesi del ristorante di fronte, appena maturi,
li coglieranno al volo per offrirli probabilmente in assaggio ai
clienti).
Incontrando
mia moglie le ho detto: "Amore, ho da proporti un baratto: io do
questo fico a te, e tu dai ....a me".
E
lei: "Il baratto è impari. Ma oggi, giacché è il tuo compleanno,
te lo acconsento una tantum".
Così
ho potuto concludere in apoteosi la fine dei miei 57 anni e l'inizio dei 58.
Ma
mancavano gli auguri della mia parente argentina. Apro la posta
elettronica e, puntuale, Teresa Carcuro mi fa trovare il suo messaggio,
eccolo:
"Felicidades!
Antonio,
en éste día como en todas las fechas especiales, como siempre te
deseo felicidades en tu cumpleaños!!!!! que pases un hermoso día
junto a tu familia.
cariños Teresa."
Ma
non era finita ancora: stranamente il cellulare aveva avuto un black out
per tutto il giorno ed allora, mentre ero in procinto di adagiarmi a letto,
fa una scarica di messaggi che non la smetteva più.
Mia
moglie mi ha guardato interrogativa. Io allora le ho risposto: "Non
preoccuparti amore, li leggerò domani".
Qualcuno
che dovesse leggere questa pagina, potrebbe anche protestare che non
gliene frega niente del mio compleanno. A costui io rispondo che nessuno
l'ha obbligato a leggerla e che questo è un sito personale nel quale
sono libero di mettere ciò che mi piace e pare.
Del
resto, può capitare che certe pagine, sorprendentemente, possano essere
fatte oggetto di attenzione da parte di qualcuno ed arrivare a suscitare
anche un certo interesse.
Così,
se, per citare
una cosa curiosa e divertente, succede che taluno chieda "come
si intitola la canzone che mettono a carramba che sorpresa?" e
gli venga risposto "CHE
SORPRESA! ", ovverosia col titolo di un mio racconto,
dedicato alla visita avuta dal parente argentino Milton, accade tuttavia
anche qualcosa di meno effimero, e cioè che si arrivi a fare una tesi
di laurea proprio su qualche scritto pubblicato in questo sito, anche se
non si tratta di miei racconti o poesie.
Infatti,
il 3 agosto scorso Veronica Bagaglini da Velletri mi scrive questa
lettera:
"Gentilissimo
sig. Carcuro,
sono Veronica Bagaglini, studentessa della Facoltà di Lettere e
Filosofia de La Sapienza di Roma. Le scrivo per avere delle
informazioni riguardo l'edizione de Le Fragole a cura di Michele
Feo e Gabriella Mazzei.
Infatti, il primo progetto della mia tesi di laurea triennale
consisteva nella prima edizione critico-interpretativa del
poemetto. Tuttavia, cercando in internet sono stata indirizzata
alla sua pagina dove si dà notizia dell'edizione di Michele Feo
che, nell'introduzione al testo, scrive appunto di una necessaria
<<attenzione critica non occasionale>>.
Il mio lavoro si baserà, quindi, anche su questa edizione di cui
richiedo cortesemente notizie.
La prego di perdonare il disturbo e la ringrazio.
Cordiali saluti"
Nessun
disturbo, né da parte mia, né del prof. Michele Feo, sicché la
laureanda Veronica ha potuto già scrivere il giorno successivo:
"Gentilissimo
sig. Carcuro,
la ringrazio; è stato davvero molto disponibile e gentile come
anche il prof. Michele Feo che la prego di ringraziare da parte mia.
....
Può informare il prof. Feo che mi laureo con il prof. Luca Serianni.
....
Ancora mille grazie.
Veronica
mi ha offerto l'opportunità di avere ancora un contatto con l'illustre
letterato banzese, il quale, oltre al commovente saluto di commiato
fatto a sua zia Marietta in occasione della dipartita avvenuta l'ottobre
scorso, mi ha omaggiato ancora di due "befanini", uno dei
quali pressoché fresco di stampa, dedicato ad una coppia di suoi amici,
Umberto Falchini e Manuela Biagi, in occasione del venticinquesimo
anniversario del loro matrimonio avvenuto il 19 maggio 2009: trattasi
del "Cantico dei Cantici", un poema lirico d'amore, contenuto
nella Bibbia sia ebraica che cristiana, appositamente tradotto ed
interpretato dal prof. Feo sulla base della Vulgata di San
Gerolamo.
Giacché
trovo quel canto molto bello, e considerato altresì che esso non è
fuori dal tema dei compleanni, mi piace offrirlo a mia volta a mia
moglie per i nostri trent'anni di matrimonio scoccati lo scorso 23
dicembre, nonché alla lettura dei miei visitatori, certo che fra di
loro ci sarà almeno qualcuno che saprà apprezzarlo.
CANTICO
DEI CANTICI
I
Sposo
Baciami col bacio della tua bocca!
Perché le tue mammelle sono migliori del vino:
fragranti di ottimi profumi.
Sposa
Olio liquido è il tuo nome;
per questo le ragazze hanno sognato di te.
Portami con te. Corriamo
dietro l'odore dei tuoi profumi.
Introducimi, mio re, nella tua cantina.
Sposo
Esulterò e sarò felice in te,
memore delle tue mammelle migliori del vino.
Chi è buono ti ama.
Sposa
Sono bruna, ma bella, o donne della mia città,
bella come le tende degli antichi pastori,
come i padiglioni del re.
Non fate caso se la mia pella è scura,
perché il sole mi ha abbronzata.
I figli di mia madre sono adirati con me:
mi posero a guardare la vigna
e io non custodii la mia vigna.
Indicami tu, che la mia anima ama,
dove pascoli, dove riposi nel meriggio,
affinché non debba vagare
dietro le greggi dei tuoi compagni.
Sposo
Se non lo sai, o bellissima fra le donne,
esci e va dietro le orme delle greggi
e pascola i tuoi capretti
vicino alle capanne dei pastori.
Alla cavalla del cocchio del faraone
ho assomigliato te, amica mia.
Belle sono le tue guance tra gli orecchini,
bello il tuo collo tra i monili.
Farò fare per te murene d'oro
trapunte d'argento.
Sposa
Mentre il mio re sedeva alla sua mensa,
il mio nardo ha emesso il suo odore.
Mazzetto di mirra è il mio amato per me,
e poserà fra le mie mammelle.
Un grappolo di cipro è per me
il mio amato nelle mie vigne.
Sposo
Ecco, tu sei bella, amore mio,
ecco, tu sei bella:
gli occhi tuoi sono di colomba.
Sposa
Ecco, tu sei bello, mio diletto,
e pieno di grazia.
Il nostro piccolo letto è di fiori,
le travi della nostra casa sono di cedro,
il soffitto è di cipresso.
II
Sposo
Io sono il fiore del campo
e il giglio delle convalli.
Come il giglio tra le spine
così è la mia amica tra le altre donne.
Sposa
Come il melo fra gli alberi delle selve,
così è il mio amore fra gli altri uomini.
Lo desiderai e sedetti alla sua ombra,
e dolce fu il suo frutto alla mia bocca.
Mi introdusse nella sua cantina
e il suo vessillo sopra di me fu l'amore.
Sostenetemi coi fiori, copritemi di mele:
perché mi consumo d'amore.
La sua sinistra sta sotto la mia testa
e la sua destra mi abbraccia.
Sposo
Vi scongiuro, donne della mia città,
per i caprioli e per i cerbiatti
che corrono nei prati,
non svegliate la mia amata,
non fate che si desti, finché essa lo voglia.
Sposa
È la voce del mio amore!
Eccolo che viene,
balza sui monti, attraversa le colline.
Simile a un capriolo è il mio diletto
e a un cucciolo di cervo.
Ecco sta dietro la mia parete,
guarda dalla finestra, spia dal cancello.
Ecco il mio diletto mi parla:
-Alzati, amore mio, colombella mia,
-bella mia, e vieni.
-L'inverno è già passato,
-è finita la pioggia ed è andata via.
-Sono riapparsi i fiori sulla terra,
-è venuto il tempo della potatura;
-si è sentito il canto della tortorella
-nella nostra terra.
-Il fico ha prodotto grossi fioroni,
-le vigne in fiore hanno sparso il loro odore:
-alzati, amica mia, bella mia, e vieni,
-colomba mia, nelle fenditure delle rocce,
-nella caverna a strapiombo.
-Mostrami il tuo viso,
-risuoni la tua voce nelle mie orecchie;
-dolce è infatti la tua voce
-e delizioso è il tuo viso.
-Catturate per noi le volpi, le piccole volpi,
-che distruggono le vigne,
-perché la nostra vigna è in fiore».
Il mio diletto è per me e io per lui,
e lui pascola fra i gigli,
fino a che respiri il giorno
e non scendano le ombre della sera.
Torna: sii simile, amore mio, al capriolo
e al cerbiatto che vanno su per i monti.
III
Sposa
Nel mio letticciuolo di notte lo cercai,
colui che la mia anima ama,
lo cercai e non lo trovai.
Mi alzerò e andrò in giro per la città,
per i vicoli e per le piazze cercherò
colui che la mia anima ama.
Lo cercai e non lo trovai.
Incontrai le guardie della città:
-Avete visto colui che la mia anima ama?
Poco dopo trovai colui che la mia anima ama:
lo tenni stretto e non lo lascerò
finché non lo farò entrare
nella casa di mia madre,
nella camera di colei che mi generò.
Sposo
Vi scongiuro, donne della mia città,
per i caprioli e per i cerbiatti che corrono nei prati,
non svegliate la mia amata,
non fate che si desti, finché essa lo voglia.
Chi è colei che ascende dal deserto
come un fil di fumo che sale dagli aromi di mirra
e d'incenso e di ogni polvere profumata?
Ecco, sessanta amici proteggono il mio letto
fortissimi, tutti hanno la spada
e sanno combattere,
ognuno ha al fianco la spada
contro i rischi della notte.
Feci fare un cocchio di legno pregiato,
gli assi d'argento e i sedili d'oro,
e amorosamente di porpora
ricoprii il pavimento.
Sposa
Uscite per le strade, donne della mia città,
venite a vedere colui che va sposo
coronato della corona che la madre
gli ha posto sul capo nel giorno della gioia.
IV
Sposo
Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono di colomba,
e chissà cosa dentro si nasconde!
I tuoi capelli sono come le greggi delle capre
che s'inerpicano sui monti.
I tuoi denti sono come le greggi delle pecore tosate
quando tornano dalle piscine,
ognuna con due agnellini e nessuna è senza.
Le tue labbra sono una benda scarlatta
e la tua parola è dolce.
Le tue guance sono scorza di mela granata,
e chissà cosa si nasconde dentro!
Il tuo collo è come una torre alta coi suoi baluardi,
mille scudi pendono da essa, armatura dei forti.
Le tue mammelle sono due caprioletti gemelli,
che pascolano fra i gigli,
fino a che respiri il giorno
e non scendano le ombre della sera.
Verrò alla montagna di mirra, al colle d'incenso.
Tutta bella sei, amica mia,
e non c'è macchia in te.
Vieni, sposa mia, dalla montagna del biancore,
vieni, sarai incoronata vittoriosa delle alte vette
e delle cupe tane di leoni e leopardi.
Tu hai ferito il mio cuore,
sorella mia, sposa mia,
hai ferito il mio cuore
con un lampo dei tuoi occhi,
con un solo capello disceso sul tuo collo.
Come son belle le tue mammelle,
sorella mia, sposa mia,
sono più belle del vino le mammelle,
e l'odore dei tuoi profumi vince ogni aroma.
Gocce stillanti di miele
sono le tue labbra, sposa mia,
miele e latte stanno sotto la tua lingua,
e l'odore delle tue vesti è odore d'incenso.
Giardino recintato, sorella mia, sposa mia,
sei un giardino recintato, una fonte sigillata.
Le piante del tuo giardino fanno un paradiso
di melo grani coi frutti dei pomi, di cipro con nardo;
sei nardo, croco, canna e cinnamomo
con tutti i legni pregiati, sei mirra e aloe
con tutti i migliori profumi.
Sei sorgente che irriga i giardini,
flotto di acque vive, che scendono
impetuose dalla montagna dell'incanto.
Levati, freddo borea, levati, caldo austro,
soffiate sul mio giardino
e i suoi aromi si diffonderanno.
V
Sposa
Venga il mio diletto nel suo giardino
e mangi il frutto dei suoi pomi.
Sposo
Sono venuto nel giardino, sorella mia, sposa mia,
ho raccolto la mia mirra con i miei aromi,
ho mangiato il favo col mio miele,
ho bevuto il vino col mio latte:
mangiate, amici, e bevete, e inebriatevi, carissimi.
Sposa
lo dormo e il mio cuore veglia.
Sento la voce del mio amato che bussa:
-Aprimi, sorella mia, amata mia,
-colom ba mia, immacolata mia:
-perché il mio capo è cosparso di rugiada
-e i miei riccioli dell'umido della notte..
Ma io mi sono spogliata della mia tunica:
come tornerò a rivestirmi?
Ho lavato i miei piedi:
come tornerò a imbrattarli?
Il mio diletto passò la sua mano
per la serratura dell'uscio,
e quando lui la toccò il mio ventre tremò.
Mi alzai per aprire al mio diletto:
le sue mani stillavano mirra
e di squisitissima mirra erano pregne le mie dita.
Aprii al mio diletto il chiavistello della mia porta,
ma lui si era voltato ed era andato via.
L'anima mia si sciolse alle sue parole:
lo
cercai e non lo trovai,
l'invocai e non mi rispose.
Mi trovarono le guardie che girano per la città,
mi percossero, mi ferirono,
mi sottrassero il mio velo le guardie delle mura.
Vi scongiuro, donne della mia città,
se doveste incontrare il mio diletto,
ditegli che mi consumo d'amore.
Donne
Com'è
il tuo diletto più che diletto,
o bellissima tra le donne?
com'è il tuo diletto più che diletto,
che tu ci debba scongiurare così?
Sposa
Il
mio diletto è bianco e rosso,
si riconosce fra mille.
Il suo capo è oro ottimo,
i suoi capelli sono un grappolo di palma,
neri come il corvo.
I suoi occhi sono colombe che volano
sui ruscelli di acque,
sono bianche come il latte
e si posano presso le copio se correnti.
Le sue guance sono aiuole di aromi
piantate dai profumieri.
Le sue labbra sono gigli
che stillano mirra perfetta.
Le sue mani sono d'oro, fatte al tornio,
sono piene di giacinti.
Il suo ventre è d'avorio, ornato di zaffiri.
Le sue gambe sono colonne di marmo,
fondate su basi d'oro.
Il suo aspetto è come il monte dello splendore,
è elegante come gli alberi del cedro.
La sua gola è soave e tutto in lui è attraente.
Ecco, così è il mio amore, o donne,
e lui è il mio diletto, lui è il mio amico.
Donne
Dove è andato il tuo diletto,
o bellissima fra le donne?
Dove volse i suoi passi,
perché noi possiamo cercarlo?
VI
Sposa
Il mio diletto è sceso nel suo orto
all'aiuola dei profumi,
per pascolare nel giardino e cogliere i gigli.
lo sono per il mio diletto e lui è per me,
il mio diletto che pascola fra i gigli.
Sposo
Bella sei, amica mia, soave, e splendida
come la nostra antica città,
terribile come un esercito schierato alla battaglia.
Allontana da me i tuoi occhi,
perché mi hanno rapito a me stesso.
I tuoi capelli sono un gregge di capre,
che si vedon salire su per i monti.
I tuoi denti sono un gregge di pecorelle,
quando tornano dalla piscina
ognuna con due agnellini e nessuna è senza.
Le tue guance sono come scorza di mela granata,
e chissà cosa si nasconde dentrol
Sessanta sono le regine e ottanta le principesse,
senza numero sono le giovani ragazze.
Ma una sola è la mia colomba, la mia perfetta,
una sola è la figlia di sua madre,
la sua preferita.
La videro le altre donne
e la proclamarono beatissima,
regine e principesse la lodarono.
Chi è costei che viene
simile all'aurora quando sorge"
bella come la luna, radiosa come il sole,
terribile come un esercito schierato a battaglia?
Discesi nel mio giardino,
per vedere i pomi delle convalli,
e appurare se la vigna è fiorita,
se i melograni hanno messo le gemme.
Allora non mi accorsi di altro:
turbata era la mia anima.
Ma tu torna, torna, mia reginella,
torna, torna, affinché ti vediamo.
E che è da vedere nella mia reginella,
se non la meraviglia di accampamenti militari?
Come sono fini i tuoi passi nei calzaril
Le giunture dei tuoi fianchi sono monili,
fabbricati da mano di artista.
11 tuo ombelico è una tazza
fatta al tornio, che non è mai vuota.
Il tuo ventre è come un bica di grano
circondata di gigli.
Le tue due mammelle sono due caprioletti gemelli.
Il tuo collo è come una torre d'avorio.
I tuoi occhi sono come piscine
appena fuori della nostra città.
Il tuo naso è come la torre
sul colle che guarda la piana.
Il tuo capo è come un monte eccelso
e le tue chiome come la porpora
che scorre vivissima nei canali dei tintori.
Come sei bella e come sei adorna,
carissima, di delizie!
La tua statura è quella agile di una palma
e le tue mammelle sono i suoi grappoli.
Dissi: salirò sulla palma e coglierò i suoi frutti:
e le tue mammelle saranno come i grappoli d'uva,
e l'odore della tua bocca è come quello delle mele.
VII
Sposa
La mia gola è come l'ottimo vino,
degno di essere bevuto dal mio diletto,
degno delle sue labbra e dei suoi denti.
lo appartengo al mio amato
ed egli è proteso verso di me.
Vieni, amato mio, andiamo nei campi,
facciamo dimora nelle masserie.
La mattina alziamoci per andare nelle vigne
e vedere se son fiorite,
se i fiori van partorendo i frutti,
se son fioriti i melograni:
lì io ti darò le mie mammelle.
Le mandragore spirano odore.
Sulle nostre porte sono i pomi:
vecchi e freschi, o mio diletto,
li ho serbati per te.
Chi ti darà a me come fossi un fratello
che ha poppato alle mammelle di mia madre,
onde io fuori ti trovi e ti baci,
sì che nessuno più mi disprezzi?
lo ti prenderò e ti porterò nella casa di mia madre:
lì sarai mio maestro e ti darò
una tazza di vino aromatico
e mosto fatto con le mie mele granate.
La sua sinistra sta sotto la mia testa
e la sua destra mi abbraccerà.
VIII
Sposo
Vi scongiuro, donne della mia città,
non svegliate la mia amata
non fate che si desti, finché essa lo voglia.
Donne
Chi è colei che viene dal deserto,
ricolma di delizie, appoggiata al suo amato?
Sposo
Sotto l'albero di melo ti svegliai:
lì tua madre fu sedotta,
lì la tua genitrice ti partorì.
Ponimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio:
perché forte come la morte è l'amore,
aspra come l'inferno è la gelosia:
le sue fiamme sono vampe di fuoco.
Molte acque non possono estinguere
il fuoco dell'amore,
né le correnti dei fiumi
riusciranno mai a seppellirlo.
Nulla l'uomo stimerebbe tutte
le sostanze della sua casa,
se dovesse darle in cambio dell'amore.
La nostra sorella è piccola
e non ha ancora le mammelle.
Che faremo della nostra sorella
il giorno in cui si dovrà parlare con lei?
Se è un muro, edificheremo su di esso
baluardi d'argento; se è una porta,
la fortificheremo con barre di cedro.
Sposa
lo sono un muro
e le mie mammelle sono come torre,
sto al cospetto di lui che è pacifico
come chi ha trovato la pace.
Il mio diletto, amante della pace,
ha una vigna nella popolosa città;
l'affidò ai vignaiuoli perché la coltivassero
e ne ricava mille danari d'argento.
Sposo
Tu che abiti nei giardini, gli amici ti ascoltano:
fa che aoch'io ascolti la tua voce.
Sposa
Vieni allora, o mio diletto, veloce,
come veloci il capriolo e il cucciolo del cervo
corrono sui monti degli aromi.
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Nota
di
Michele Feo
La
traduzione del Cantico dei cantici qui offerta ai coniugi
amici è fondata sulla Vulgata di S. Gerolamo, ma in qualche
passo attinge alla interpretazione di una nuova versione latina
dall'ebraico promossa dal papa Paolo VI e pubblicata sotto
Giovanni Paolo II: Nova vulgata Bibliorum sacrorum,
Città del Vaticano 1979. La traduzione è fedele, con le
seguenti precisazioni: 1) sono stati eliminati tutti i
riferimenti a luoghi precisi e sostituiti con una geografia
generica, p. es. 'Gerusalemme' è diventata 'la mia città'; il
'Libano' è diventato il 'monte del biancore' secondo una
spiegazione risalente ai padri della Chiesa (cfr., uno per
tutti, s. Agostino, Enarr. in Psalmos, CIII 15 «Libanus
dicitur candidatio»); 2) il nome di Salomone come re e come
attore del dialogo è stato reso con "il mio re" e
giuocando sul significato di "pacifico" che ha il nome
stesso in ebraico; 3) sono stati attenuati alcuni riferimenti
pesanti alla realtà del tempo, come l'ostentazione della
ricchezza di Salomone e del suo vasto harem di mogli e
concubine; 4) tutto il testo è stato ripulito delle
antistoriche superfetazioni allegoriche e mistiche della
cristianità; 5) si è cercato di dare una articolazione
razionale al susseguirsi delle battute e alle discusse
attribuzioni di esse; 6) sono state rispettate tutte le
espressioni di esplicita carnalità; 7) non è stata rispettata
sempre la corrispondenza dei versicoli italiani con quelli
latini. e tale libertà ha conferito un ritmo suo all'italiano.
Gli sfrondamenti e gli interventi sono intesi ad esaltare in
pieno l'intensità amorosa del canto.
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Befanino
stampato da Bandecchi & Vivaldi di Pontedera in 500 copie
quando
le rose del Tirreno sono sbocciate.
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