CRISTO E' RIMASTO ANCORA FERMO A EBOLI

 


Autoritratto di Carlo Levi autore di
"Cristo si è fermato a Eboli"

 

Due anni fa, in questo periodo, venni ad apprendere l'annuncio d'una tragedia che si sarebbe consumata dopo solo qualche mese in famiglia e che avrebbe riguardato la sorella di mia moglie.

Mentre si trovava in ospedale ad Angera per ulteriori accertamenti, andammo a farle visita. Per quanto non fosse all'oscuro della sua situazione, era tranquilla e serena. Io, invece, facevo fatica a dissimulare la commozione e costernazione che mi si agitavano dentro, sicché mi allontanavo spesso da lei, passeggiando in corridoio. Nel frattempo osservavo l'ambiente ospedaliero, come il personale si muoveva, operava, si rapportava con i pazienti ed i loro familiari.

Mi venne spontaneo fare il confronto con ciò che avevo visto nell'ospedale San Carlo di Potenza in occasione dell'assistenza fatta a mio padre nel gennaio 2005 e, cogliendo non poca differenza, fare i complimenti alla capo sala che si aggirava gentile, disponibile e premurosa nei confronti di tutti (per quanto stesse anche lavorando di domenica).

Certe esperienze rimangono indelebili e ti segnano per sempre; aggiunte poi ad altre di tenore simile, ti producono disamore per la propria terra natia, facendo seccare infine, ad uno come me autodefinitosi "poeta lucano di Banzi", ogni fonte d'ispirazione di poesia.

Ma, per quanto si possa cercare di sopire ricordi, per evitare di stuzzicare e risvegliare mali antichi, ci sono fatti che te ne danno inevitabilmente occasione. 

Se tra questi può non annoverarsi la pubblicità in televisione dell'Amaro Lucano, viceversa apprendere delle vicende incredibili e raccapriccianti riguardanti la fine orrenda di Elisa Claps, scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993, produce uno stupore, un fremito d'indignazione che lacera e strazia l'anima; stupore ed indignazione che aumentano tanto più all'idea che il teatro della tragica vicenda non sia stato quello di un paesino sperduto e diroccato di montagna, ma nientedimeno la basilica del capoluogo di una Regione: fatti strani, assurdi, allucinanti che, forse, non sarebbero potuti accadere in nessun  altro posto che in Basilicata/Lucania.

Ma come è stato possibile tutto ciò? L'abominevole, raccapricciante nefandezza non sta tanto nel fatto che uno psicopatico criminale possa aver violentato ed ucciso in un luogo sacro una ragazza, quanto che altri soggetti possano essersi prestati - con azioni od omissioni fa poca differenza - ad occultare  l'accaduto, nel tentativo sia di non suscitare scandalo, sia di sottrarre il colpevole alla giustizia e la sua famiglia al dramma che ne sarebbe derivato, salvaguardandone così l'onore e la tranquillità, a scapito di quella di Elisa, la cui mamma, il cui papà, i cui fratelli sono stati turlupinati per quasi diciassette anni, patendo un'immane sofferenza.

Come, a seguito del ritrovamento del cadavere della povera sventurata, siano andate verosimilmente le cose, ognuno di noi non farà fatica a farsi una congettura, anzi un'idea a questo punto precisa, anche se è opportuno evitare di fare i nomi degli attori di questa tragica farsa, per non correre il rischio di querele.

Tuttavia, dalla trasmissione in televisione di brani di riprese di udienze processuali, non è stato possibile non rilevare in quale modo il pubblico ministero interrogasse i testimoni, accanendosi minacciosamente contro Eliana, l'amica di Elisa (strano che non l'abbia indagata, oltre che per falsa testimonianza, anche per esercizio abusivo della professione medica, per aver usato l'espressione "salvo complicazioni"), laddove con don Mimì s'è limitata a fare domandine semplici e facili, tipo quelle rivolte agli scolari per regalargli la promozione. 

Inoltre, sicuramente non sarà sfuggito neppure quella sorta di stato di soggezione manifestato dal pubblico ministero nei confronti dell'avvocato dell'imputato, soggezione tradita dall'espressione  "l'avvocato Marinelli mi mangia".

Potenza è il capoluogo di una Regione che, unica in Italia, è doubleface: da una parte c'è la Basilicata, dall'altra la Lucania. Nella prima si collocano coloro che contano, nella seconda ci sono i fessi; nella prima basta tu sia anche solo un usciere di un ufficio pubblico per avere la fortuna di far parte di una rete che ti consente di avere contatti con ogni ambito di potere, per ottenere favori, privilegi, protezione e quant'altro; se invece sei collocato nell'altra faccia della medaglia, trovi chiusa ogni porta, vedendoti ignorato e  negato ogni elementare diritto.

Me ne feci un'idea già nel 1971, recandomi a Potenza per ottenere un estratto catastale che dovevo allegare alla domanda di presalario da presentare all'università di Bologna. Ricordo la scena come fosse accaduta ieri. 

Entro in ufficio e, sebbene non ci fossero altri utenti, non mi guardava e cagava nessuno, senza peraltro vedere i dipendenti intenti a lavorare. Dopo una prolungata attesa, mi si avvicina uno e, con un fare frammisto di sufficienza ed accidia, mi chiede di cosa avessi bisogno (in realtà voleva significarmi perché fossi lì a rompere i coglioni). 

Comunicatoglielo, mi chiese diecimila lire, se li mise in tasca senza darmi alcuna ricevuta, promettendomi che mi avrebbe spedito il documento a casa. Per fortuna, dopo non so quanto, arrivò la busta (con tassa a carico mio) contenente il certificato: oltre che lestofante quel dipendente doveva essere anche un grande ignorante, perché aveva scritto "via Caribaldi" invece di "Garibaldi".

Probabilmente la famiglia Claps, come me nel 1971 e forse tuttora, si trova collocata nel lato "b" della medaglia ed ha dovuto subire tutto quello che ha subito, perché il probabile autore del torto appartiene ad una famiglia che fa parte dell'elite basilisca, con conseguente beneficio di tutta la protezione che la rete di cui è intessuta può offrire, della quale sarà stato parte integrante anche lo stesso don Mimì.

Del resto, con tutto quello che sta venendo fuori dal mondo ecclesiastico, sebbene il cardinale Sodano lo riduca a mero "chiacchierccio", non è da escludere che nella basilica della Santissima Trinità di Potenza possa essere accaduto di tutto, quand'anche non sia dato di sapere se don Mimì sia stato spedito a calci in culo nell'inferno da San Pietro, trovandoselo davanti a chiedere, con una bella faccia tosta, di poter entrare in paradiso; e quand'anche ancora l'angioletto Alfano non abbia indugiato un attimo ad inviare ispettori per colpire qualche magistrato (con l'effetto di lanciare così un messaggio intimidatorio a tutta la categoria) che osi esternare il sospetto che alcuni personaggi della chiesa  abbiano dato una scarsa collaborazione per far luce su verità indecenti.

Il perito incaricato di scoprire cosa sia successo ad Elisa, e se ci siano tracce dell'autore del misfatto, ha detto che il suo corpo, sebbene mummificato, sta parlando. 

Ma, anche se si dovesse arrivare ad appurare la verità ed a punire colui/coloro che abbia/abbiano avuto una parte più o meno importante in questa tragedia, sono convinto che non sarà mai fatta adeguata giustizia, che lo strazio dell'anima di Filomena, la mamma di Elisa, avrà assai poco sollievo.

Forse c'è solo un modo per poter dare consolazione a quella mamma (ma anche per scongiurare il ripudio della "Chiesa" da parte del popolo): proclami questa, come avvenne con Maria Goretti, immediatamente Santa la povera sventurata di Elisa (la sua anima, sublimata dal dolore materno, lo sarà certamente già), cambi nome alla basilica della Santissima Trinità in quello di Basilica di Santa Elisa e dia proprio là sepoltura alle sue spoglie: se la Chiesa ha potuto farlo con quelle di un criminale come De Pedis nella Basilica di Sant'Apollinare a Roma, non sarebbe affatto scandaloso concedere, in una basilica di Potenza, un uguale onore ai resti mortali di una innocente creatura di Dio.

Se ciò accadesse, scommetto che Cristo deciderebbe finalmente di lasciare Eboli ed andare a visitare la Lucania, facendo caso mai tappa anche a Potenza, per respirare l'aria di una città capoluogo di Regione che dovrebbe essere purissima, essendo la metropoli potentina la più alta d'Italia con i suoi 817 metri sul livello del mare, un'aria che adesso è invece miasmatica, come promanasse da una superstite Palude Pontina, che per trasmutazione genetico-geografica, è diventata "Potentina".

Ove Elisa venisse proclamata Santa, prometto che anch'io verrei volentieri dalla Lombardia in pellegrinaggio a piedi fino a Potenza, per tributarle tutta la mia venerazione.

 

A conclusione di questa pagina, vorrei dire ancora due cose: a Filomena e Gildo - mamma e fratello di Elisa - che, come chissà quanti italiani, sto facendo in tanta parte anche mia la loro sofferenza straziante; a Federica Sciarelli - splendido esempio di giornalismo coraggioso e nobile che solo in pochi sanno fare e per il quale vale la pena pagare il canone televisivo - un grazie di cuore per la grande passione che sta profondendo per dileguare le putride nebbie che hanno avvolto il mistero della scomparsa di Elisa.

Penso che tanti italiani le conferirebbero un encomio solenne per il lavoro che sta facendo caparbiamente con costanza e tenacia ammirevoli, non disgiunte da profonda sensibilità umana.

Anzi, ritengo che Federica Sciarelli  meriti addirittura una medaglia d'oro al valor civile: scommetto che se ci fosse stato ancora Pertini, probabilmente gliela avrebbe già appuntata.

 

Di fronte ad una simile orrenda tragedia, c'è da chiedersi se possa esserci ancora qualcuno a volere dalla vita "un Lucano", ciò perché l'amaro doc della Lucania non è la dolcificata acqua colorata della pubblicità televisiva, ma il veleno che ha bevuto per diciassette anni la famiglia Claps.

07 aprile 2010

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