GRAZIE AMICI
SCONOSCIUTI!
Diceva
spesso mio padre che "i migliori affari sono quelli che non si
fanno". Infatti, puntualmente, quando qualcuno ti propone un ottimo
affare, stai sicuro che sta tramando di rifilarti qualche bella fregatura.
Solo che te ne accorgi dopo.
Parafrasando quella sorta di aforisma, mi verrebbe da dire
che, mutatis mutandis, pure per gli amici "i migliori
sono quelli che non si conoscono" e forse ciò vale anche per i
parenti, se qualcuno ha ritenuto di equipararli addirittura ai serpenti. A
ben considerare, infatti, eccettuati i parenti di famiglia in senso
stretto, la mia migliore parente, quella con cui ci scambiamo premure e
sentimenti d'affetto autentici, è Teresa Carcuro, figlia di un mio
cugino, che sta in Argentina e che non ho mai visto di persona.
Che non sia strampalato ritenere serpenti i parenti, valga
quale testimonianza quanto raccontato da Michele Feo ne "La
Guardia agli Sposi", nell'ultimo episodio dal titolo "La
guardia della nonna", nel quale si legge che la perfidia di una
cognata (anche se a dire il vero qui si tratta di affini, non di parenti)
diventa causa addirittura di un fratricidio.
Io ho avuto il privilegio di conoscere l'autore del delitto,
perché quando finì di scontare il carcere, egli passava ogni giorno
davanti a casa, lavorandovi all'officina di Mast' Rocc. Era una persona
normalissima, mite, bonacciona, che salutava sempre col sorriso. Egli,
peraltro, aveva lo stesso cognome di quella che è diventata poi mia
moglie. Ma ciò non mi ha suscitato alcuna apprensione, perché mica col
solo fatto di chiamarsi Giacomino bisognava per forza avere dentro i
cromosomi la propensione ad uccidere!
Del resto, anche mia moglie, per sposarmi, ha disatteso le
esortazioni di certe perfide consigliere, sue vicine di casa, che ce la
misero tutta a dissuaderla a farlo perché asserivano aver cagionato mio
padre la morte della prima moglie. La smentita più solenne di queste
infangatrici io l'ho trovata nelle manifestazioni di stima ed affetto che
le sorelle della prima moglie Filomena hanno sempre avuto nei confronti di
mio padre, fino all'ultimo giorno della sua vita, 1° maggio 2005.
Chiuse queste tristi rievocazioni, desidero qui dare notizia
della bella scoperta fatta, solo di recente, di un gruppo di amici lucani,
esattamente di Potenza, dei quali lungi da me l'idea di immaginarne
l'esistenza, dal momento che al mio paese non me ne sarà rimasto neppure
uno (forse anche Donato Riccardi, per non essere guardato male dalle
autorità del paese, avrà rinnegato di essermi amico), altrimenti, se non
fosse così, sicuramente, ad esempio, qualcuno mi avrebbe partecipato che
Banzi sta rinnovando il sito ufficiale... almeno l'home page, scoperta
fatta a causa d'un mero inciampo internautico. Evidentemente gli
accadimenti della vita sono strani ed imprevedibili.
Ma, come ho fatto a scoprire questo gruppo di amici prima
ignoti? Perché casualmente mi sono imbattuto nella pagina http://groups.msn.com/amicipotenza/antoniocarcuro.msnw,
nella quale una tale, di nome, anzi nickname, Valeria ha voluto inserire
numerose mie poesie: grazie tante Valeria! E desidero qui ringraziare
anche un'altra amica sconosciuta, Silvana, che dalla Sardegna, qualche
giorno fa mi scrive: "Leggo volentieri ciò che
scrivi e ora ho scaricato il tuo primo libro di poesie ..nonostante in
questo periodo il lavoro mi occupa moltissimo tempo, troverò sicuramente
spazio per leggerlo...".
Comunque, è sempre una bella emozione scoprirsi qua e
là, leggere poesie come Tu
sorridi già agli angeli, Il
tuo treno non arrivava mai, Vecchietti
della mia strada, La
chianca, Una
grande soffitta, che sembrano quasi non scritte da me, quanto le (ri)trovo
belle!
Ma la vita continua e le emozioni ci sono anche altrove. Tra
un paio di settimane ne proverò una molto forte. A Bognanco ci sarà
l'inaugurazione di un nuovo rifugio oltre i duemila metri: al segretario
comunale sarà concesso di raggiungerlo (insieme alla moglie) in
elicottero, previo giro panoramico sulle vette più alte, a ridosso tra
Italia e Svizzera.
Non mancherò, quando sarò nel cielo azzurro, di rivolgere
il mio pensiero a chi lì vi vive, anzi li sentirò più che mai vicini a
me.
|