L’ombra di Barone
di Mario Trufelli
Mi stava prendendo una certa
titubanza ad andare a Banzi, a fine ottobre, a celebrare la doppia ricorrenza:
il 92° compleanno di mio padre, il 26 ottobre, onorare la memoria di mia madre,
qualche giorno dopo. E’ stato soprattutto il bisogno di andare a posare dei
fiori sulla tomba, la molla che mi ha spinto a vincerla. Questa volta glieli ho
voluti portare da Varese: una camelia bianca in un vaso che, poi, prima di
ritornare al nord, ho interrato nel prato di fronte il suo loculo, affinché
rimanesse più a lungo il segno del mio affetto filiale.
In quei pochi giorni rimasto a Banzi ho avuto l’opportunità d’incontrare,
fra i diversi parenti, Massimo Carcuro, il quale, sapendo dei miei interessi
culturali e dell’amore nutrito verso la nostra terra lucana, non ha
dimenticato di procurarmi l’ultimo libro di Mario Trufelli, "L’ombra di
Barone".
Di questo autore avevo vaghi ricordi di giornalista della Rai, rimastimi da quando non ero ancora immigrato al nord, e qualche volta lo vedevo in televisione o lo sentivo alla radio nelle edizioni regionali. L’ho scoperto poi poeta, facendo escursioni nel sito www.lucania.org, nel quale anche a me è stato concesso l’onore di potermi affacciare con alcune mie poesie, sicché i miei "Panni appesi" si trovano adesso insieme a "La Culla di Ferro" di Trufelli, illuminati dalla sublime luce di "E’ fatto giorno" di Scotellaro, ed in compagnia di Isabella Morra, Leonardo Sinisgalli, Albino Pierro...
Debbo dire che ne è valsa la pena andare a Banzi, anche se è costata una gran fatica, soprattutto a causa delle peripezie del viaggio. A me piace ritornare giù ancora in treno, come gli emigranti d’una volta, come mio padre quando ritornava dalla Germania, ed il suo treno non arrivava mai, seguendo il vecchio itinerario da Rocchetta San Antonio, seppure col brivido di vedere trasformato il viaggio in un’odissea: esattamente ciò che mi è successo quest’ultima volta. Stava andando tutto bene, a Foggia sono riuscito a prendere in tempo utile la coincidenza per Potenza; sono sceso alla stazione di Rocchetta San Antonio, avrei atteso poi il pullman alle 8,30 che mi avrebbe portato direttamente a Banzi. Senonché, quella corsa costituiva soltanto una mera dimenticanza rimasta su un avviso esposto in stazione: in realtà era stata soppressa dalla concessionaria Moretti. Vi risparmio il resto delle peripezie cui ho dovuto andare incontro per arrivare, sei ore dopo l’orario previsto, a Banzi: questa è la Lucania dal volto peggiore.
Trufelli, però, me l’ha fatto subito dimenticare, non invitandomi a distendere un pietoso velo, bensì facendomi addentrare nella magia del suo libro, nel quale fa aleggiare "L’ombra di Barone".
Inizialmente mi ha suscitato una certa perplessità quel titolo, sembrando quasi contenesse un errore: secondo me, infatti, esso sarebbe dovuto essere "L’ombra del barone", immaginando che, vedendo anche i personaggi figurati nel cofanetto, contenesse qualche storia a sfondo giallo di qualche delitto.
Ma, già dal primo assaggio, ti rendi conto che si tratta di tutt’altro. La perplessità, tuttavia, la puoi risolvere definitivamente solo quando arrivi a leggere la pagina 80, dove capisci che non è sbagliato il titolo, perché barone non indica una persona nobile, bensì un animale nobile, esattamente il cane di Carlo Levi, la cui ombra Trufelli vede affacciarsi nella sua memoria, ricordando come, mentre il suo padrone confinato ad Aliano scriveva (meglio forse affrescava) "Cristo si è fermato ad Eboli" e dipingeva quadri, l’animale "saltava, a grandi sbalzi, inseguiva le farfalle e gli uccelli, spaventava le capre".
Che strana coincidenza: se per caso riuscirò a pubblicare le mie poesie, saranno anche per me i cani ad ispirarmene il titolo, attinto dai loro versi: "Latrati" appunto.
Aldo Michele Radice, Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata (qui non ci si può sottrarre ad usare per forza il brutto temine "burocratico" col quale viene indicata la nostra regione Lucania), nella presentazione del libro di Trufelli, esordisce che "Solo se si è poeti, si può raccontare un territorio, capirne l’anima e sublimarla con personaggi apparentemente legati alla quotidianità. Solo se si è amanti delle proprie origini, si può innalzare a opera d’arte ciò che solo in apparenza si presenta come un normale romanzo, una episodica volata della fantasia, quando invece il lavoro di Trufelli rappresenta un vero e proprio inno alla lucanità".
Ebbene, sottoscrivo per esteso e leggibile il mio nome e cognome a tale affermazione, perché Trufelli dissimula, sotto la modestia d'un titolo, un autentico capolavoro, nel quale, col suo stile garbato, discreto, senza mai usare una parola di troppo od esagerata, come se stesse facendo un semplice resoconto di cronaca, riesce a farci conoscere da presso, quasi fossero vivi, personaggi come Pitagora, i poeti che hanno avuto ispirazione nella nostra terra - Orazio, Isabella Morra, Albino Pierro, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro -, a farci immergere magicamente nell’atmosfera di tempi millenari della nostra Lucania e rivivere e contemplare, a noi lucani finiti lontani, i nostri paesaggi incantati sferzati dal vento, pieni di luce, di colori, di nuvole, di stelle, di silenzio, agli altri, far sorgere almeno la curiosità di vedere come sia la nostra terra. Io poi sono riuscito anche a sentire nitidamente i rintocchi del campanile di Tricarico, curato dal nonno di Trufelli, compaesano del poeta prematuramente scomparso, Rocco Scotellaro.
Mi sono commosso a leggerlo, e lo rileggerò chissà quante altre volte ancora, perché sono un lucano che non ha ripudiato le proprie origini e, forse, anche perché la sensibilità del poeta credo di averla anch’io.
E’ un peccato però che il libro di Trufelli non giunga in tutte le librerie d’Italia, perché lo meriterebbe senz’altro più di tanti altri autori onnipresenti nelle vetrine, che con lo scrittore lucano hanno soltanto in comune il datore di lavoro della Rai.
Grazie Mario della grande emozione che ci hai voluto procurare, offrendoci in lettura "L’ombra di Barone": la suspence del titolo sei riuscito a risolverla in modo suggestivo e fantastico.
Antonio Carcuro: Emozioni
raccontate da un poeta lucano sulle emozioni raccontate da un altro poeta
lucano.
P.S. Sarebbe utile avere indicazioni su come poter acquistare il libro, perché
sicuramente susciterà l'interesse di tanti lettori, lucani e non.
Varese, 16 novembre 2003
2° P.S. Per chi volesse leggere l'opera su internet, ultimamente l'ho vista inserita nel sito www.lucania.org alla pagina http://www.basilicata.cc/artistilucani/trufelli/barone/index.htm
3° P.S. Vedi l'altra mia pagina:
"Così
conobbi Mario Trufelli"