Nessun Sindaco mi offre il
caffè a Banzi
(... figuriamoci poi a Genzano di Lucania!)
Che
ci posso fare, ognuno ha il proprio carattere: come dice mio
padre, "chi nasce quadro, non può morire tondo". Ed il mio
non si ritrova, rifugge, sente avversione all'ambiente del bar.
Una volta ci andavi in occasione della festa di San Vito a
prenderti una gassosa, od un gelato, ed eri a posto per tutto l'anno. Poi sono
venuti fuori altri motivi, altre attrazioni per andarci, cominciando, agli inizi
degli anni sessanta a fare la comparsa il flipper, entro il quale inserivi le
monete dorate da venti lire e, tict e tact, dopo qualche sbattimento della
pallina da una parte all'altra, te le fotteva, rarissimamente accadendo che
riuscissi a vincere qualcosa.
C'era ovviamente chi si lasciava attrarre e, giornalmente,
lasciava la sua piccola rendita al caffettiere: trattavasi allora di alcune cento
lire, al massimo mille lire. Timidamente, qualche volta, osavo avvicinarmi a guardare, ma
il caffettiere, che passava attentamente al setaccio chi giocava e chi no, vedendo che appartenevo alla categoria
dei semplici spettatori, mi metteva fuori dalla porta.
C'era poi anche l'intrattenimento del biliardino, con degli
accaniti giocatori che facevano un gran baccano: qualche partita l'ho fatta
anch'io, giocando in quattro, ma siccome facevo perdere quasi sempre il mio
compagno, rinunciai presto anche a quello.
Ed allora ho finito per non andare più al bar e, di
conseguenza, anche raramente in piazza. E sono stato fortunato a trovare un
amico come Gerardo Renna - perché anche lui si teneva alla larga dai bar - quando
tuttavia ho avuto necessità di frequentare
la piazza, perché era l'unico luogo dove potessi incrociare un certo sguardo.
Vedevo passare una ragazzina, che andava a chiedere se
l'amica di sua sorella volesse uscire: mi guardava maliziosa e compiaciuta,
perché sapeva quanto la buona riuscita di quella missione servisse a rendermi
felice. Ed infatti, dopo qualche minuto, ecco che una lunga chioma nera appariva
in coppia con un'altra lunga rossa, ed il mio cuore non sapeva se bloccarsi
dall'emozione, oppure sparare cannonate a salve.
Il mio amico aveva nei miei confronti sempre indulgenza in quel momento,
concedendomi di poter riprendere il respiro, prima di continuare l'argomento di
conversazione.
Riprendendo anche adesso il respiro, oltre che il bandolo del
discorso, qualche capatina, quando ritorno a Banzi, sono costretto ancora a
farla al bar, per andare a salutare mio cugino ed i suoi figli, che continuano ad avere
la gestione di quello "sopra il cemento". E non puoi, ovviamente, fare
a meno di bere qualche caffè, che mi viene offerto, o che bevo in compagnia con
qualcuno a cui offro.
Nel dicembre 1998 mi ricordo che, mentre stavo offrendo da
bere a qualcuno, ha fatto ingresso al bar anche Peppino Garzillo, che ha
accettato di buon grado di farsi offrire anch'egli un caffè, tra una battuta
scherzosa e l'altra: - "ubi major minor cessat" egli latineggiava, per
giustificare il fatto che fossi io, segretario generale, ad offrire, essendo lui
all'epoca un semplice Consigliere comunale di minoranza; e poi: - "a buon rendere"!
Nel giugno 1999 ci sono state le elezioni a Banzi e Garzillo
è stato eletto Sindaco, ma quando sono ritornato in agosto, i suoi baffi erano
diventati arcigni, incontrandolo evitava di guardarti, come a significare che
rifiutava di essere salutato, e quanto al caffè da rendere, neppure l'ombra di
una goccia di ciofeca.
Senza dire poi che, successivamente, egli è passato
davanti a casa, a piedi sul marciapiede, ad una distanza di mezzo metro da me, mentre
stavo parlando con la mia
dirimpettaia: mi aspettavo che volgesse lo sguardo verso di noi per un buon
giorno reciproco, ma è passato diritto muto, lasciandomi allibito.
A seguito di ciò, ovviamente, non sono rimasto molto
dispiaciuto, quando nel giugno 2004, ho appreso la notizia che egli non era
stato più eletto Sindaco, e tale mancanza di dispiacere l'ho espressa nel mio
articoletto - che mi è stato ispirato anche da altri fatterelli - dal titolo
"Nuovo Sindaco a Banzi".
Chi l'avrebbe detto poi che una manifestazione di assenza di
dispiacere potesse piacere così tanto ad alcuni, e, viceversa, dispiacere
altrettanto, o forse ancora di più, ad altri, anche se i primi forse sono stati
decisamente prevalenti rispetto ai secondi, anche più di quei diciassette che
hanno sancito la sconfitta del Sindaco uscente Peppino?
E chi l'avrebbe detto poi ancora che dovessi essere io a
commentare da Varese il cambio di Sindaco a Banzi, con il mio articoletto tenuto
affisso per alcuni giorni in piazza?
Talvolta mi prende quasi la tentazione di chiudere questo
sito, ritenendo che esso sia un po' come il deserto dei Tartari, ed invece poi
scopro che c'è chi spesso viene a spiarlo, "per vedere di nascosto l'effetto
che fa", come recitava in una famosa canzone Enzo Iannacci.
Ed a qualcuno deve aver fatto un brutto effetto, ma proprio
brutto brutto brutto, se deve aver perso anche il controllo della produzione
della bile.
Che questo sia accaduto allo sconfitto, non ho potuto
verificarlo, quando sono ritornato a Banzi, perché ho sentito che era
andato a smaltire la disfatta lontano in Argentina, forse anche non sapendo come
spendere altrimenti le cinque mensilità d'indennità di carica percepite a fine
mandato.
Non so se possa essergli giovato, ritrovarsi nella pampa,
oppure giù giù nella terra del fuoco, fra i pinguini. Forse questi gli saranno
andati incontro per consolarlo, si saranno stretti intorno a cerchio, con le
loro pinne gli avranno solleticato un po' anche i baffi, facendogli caso mai
anche "varvaré" per farlo ridere.
Ed egli avrà pensato:
-"Se diciotto di questi pinguini si fossero trovati a Banzi il 12-13
giugno!"
Debbo dire però che, contrariamente a qualcuno che lo dava
per desaparesidos nella lontana terra dell'America latina, ad un certo punto
l'ho visto comparire nella piazza di Banzi in agosto. Forse egli avrà pensato:
preferisco all'Argentina, la "Francesina" a Banzi.
Chi, invece, non ho mancato di vedere fin dal primo giorno
del mio arrivo a Banzi, il 6 agosto, è stato Nicolino. Stavo ritornando da
una visita ad una cugina di mia moglie, abitante anche lei in via Garibaldi,
insieme alla mia consorte ed accompagnato da un suo cugino. Intanto lo
sguardo passava in rassegna le case che incontravamo. Su una porta in legno
color marrone campeggiava in risalto una targa metallica bombata color oro con
su la scritta "Dott. Francesco De Mattia", e sul portone successivo la
targhetta in cartoncino bianco del citofono con "Studio Dott. Francesco De
Mattia". Ma la scoperta del falso oculista fatta dalla guardia di finanza?
Mi sono chiesto, non riuscendo a trovare una risposta.
Pochi passi dopo, mentre stavamo facendo le ultime battute di
saluto al parente, improvvisamente vedo una macchina fermarsi e l'autista
sporgersi dal finestrino e fissarmi. Constato questa volta, con sollievo, che
non era un carabiniere a scrutarmi, ad inquisirmi con lo sguardo; la macchina
non era una camionetta, bensì una Hunday di colore blu e l'autista aveva una
testa quadrata con due occhi scuri che mi fissavano decisi; poi ho sentito anche
la sua voce, dal timbro parimenti sicuro e profondo, pronunciare queste parole:
- "Con Lei dottore sono in debito di un caffè".
Sono rimasto un attimo disorientato perché egli non aveva i
baffi - che erano il segno di riconoscimento di chi mi era debitore del caffè -
però era anch'egli Sindaco, ma quello in carica, non quello ex. Non ho potuto
trattenermi allora dall'esplodere in una risata, nel riconoscere Nicola Vertone,
la cui battuta aveva fatto da detonatore.
Altre macchine sono però subito sopraggiunte, ed il Sindaco
non ha fatto in tempo a dirmi né quando, né in quale bar mi avrebbe offerto il
caffè.
Quel caffè, tuttavia, nelle tre settimane di vacanze
trascorse a Banzi non mi è stato mai offerto, risolvendosi, anche in questo
caso, in una vacua promessa.
In compenso, senza che avesse avuto mai motivo di farmi
alcuna promessa, ho ricevuto qualche bottiglia d' mir da Mast N'Col, e non ho
potuto fare a meno dal decantarne le sue prodigiose qualità (clicca qua
per vederne il miracolo).
Non dispero, comunque, che sia Peppino che Nicolino, possano
onorare le loro promesse. Al riguardo suggerirei al Consigliere di minoranza di
presentare eventualmente un'interpellanza per sapere come e quando il Sindaco
intenda farlo, e se il caffè sarà offerto in tale sua qualità, attingendo
alle spese di rappresentanza, oppure come privato cittadino, pagandolo di tasca
propria.
Io, comunque, non ci tengo più di tanto, anzi non ci tengo affatto,
e se proprio si dovessero fare avanti, l'uno o l'altro, oppure tutti e due
insieme, risponderei ad entrambi col titolo di un film di Massimo Troisi: -
"No grazie, il caffè mi rende nervoso".
Non mi dispiacerebbe però sedermi con tutti e due intorno ad
un tavolo per imparare il gioco della "francesa", e sarei disposto a
vedere come Peppino sia capace di farmi facilmente "ulm", divertendomi
poi se riuscisse a farlo anche a Nicolino, cominciando così egli a provare già
il piacere di qualche piccola riscossa: sarebbe segno che il destino
ritornerebbe ad occuparsi un'altra volta ancora benevolmente di lui.
Quanto a me, mi rifarei andando a prendere qualche bottiglia
di vino da Mast N'Col, solo a condizione però che me lo faccia pagare, ed
almeno due Euro a bottiglia.
O pensate che possa bastarne anche solo uno?
Sono grato a chi mi vorrà comunicare il proprio
parere...anche con lettera anonima.
02 novembre 2004