"Idea Comune"
a
"Progetto Futuro" |
||
|
|
|
IN SOCCORSO DEI GIRINI
L'anno 2011 avrebbe segnato per me una svolta. Non perché ci sarebbe stato il giro di boa dei sessant'anni (compiuti il 12 agosto), il che una certa emozione pure la produce, costituendo un traguardo ragguardevole nella vita di ciascuno, avrebbe segnato una svolta perché avrei cambiato casa e paese. Fatto il contratto preliminare di compravendita ad aprile, il rogito l'avremmo stipulato a giugno. Con l'impegno che comporta siffatta impresa, che non si esaurisce in pochi giorni ma richiede mesi, ho proposto a mia moglie di assicurarci un po' di vacanze al mare a maggio, affittando un appartamento a Lido di Savio, località dove eravamo soliti andare venti anni addietro e che io avrei potuto raggiungere agevolmente, giacché, stanti le elezioni comunali a Pettenasco a metà del mese, avrei potuto fare solo brevi periodi frammentati. Mia moglie, meglio di niente, è accondiscesa, anche perché in altra unità del residence c'era la presenza rassicurante della famiglia di mio fratello. A spingermi a ritornare in quel posto è stato anche il desiderio di rivivere i tanti bei ricordi delle vacanze trascorse lì parecchi anni addietro con l'intera famiglia. I miei tre figli, allora ancora adolescenti-bambini, dopo aver sfogato la frenesia in spiaggia di giorno, alla sera, con altri bambini, si prendevano cura di ranocchi e lumache che circolavano nel parco del residence, per sottrarli al pericolo di finire pestati. Elena si era fatta addirittura promotrice di un'un'associazione, denominata "PARL" - Protezione Amica Rane e Lumache - che aveva raggiunto numerose adesioni La sensibilità verso gli animali, tuttavia, non è estranea neppure a me. In previsione dell'andata via da Tradate, ho voluto godermi intensamente il Parco della Pinetina, contemplando con frequenti passeggiate le meraviglie offerte dalla primavera, che ho cercato di immortalare sia in foto, sia in poesie (Gira il girino, Sera ultima di primavera). Nel frattempo non ho trascurato di compiere anche qualche buona azione, come liberare non pochi alberi dal groviglio di rami di liane, che li soffocavano letteralmente, o mettere in salvo le uova di girini. Mi è capitato, infatti, di notare, nei pressi dello stagno che ero solito raggiungere, qualcosa di agghiacciante: brandelli di rane straziate da qualche animale, con accanto pezzi sparsi della massa gelatinosa contenente le uova di girini. Giacché mi sembrava che queste fossero ancora vitali, ho raccolto tutti i pezzi di gelatina riponendoli nell'acqua dello stagno. Operazione simile di salvataggio ho compiuto anche per le uova depositate sul greto del torrente Gradaluso, rimasto asciutto per la scarsità di pioggia di questa primavera: prima che la gelatina collassasse, l'ho raccolta e riportata al sicuro nello stagno. Tuttavia, non avevo ancora finito di prestare soccorso ai girini: ce n'erano ancora diverse migliaia a Lido di Savio che attendevano il mio aiuto. Erano rimasti essi intrappolati ai bordi della piscina del residence in minuscole pozzanghere formatesi nel telone che la ricopriva. L'acqua stava evaporando tutta ed essi sarebbero rimasti all'asciutto, asfissiati e rinsecchiti dal sole. Allora, al mattino presto, surrettiziamente, mi introduco in piscina scavalcando la recinzione, li raccolgo e li ripongo in un secchio; quindi, vado a cercare in campagna un canale d'acqua; trovatolo, vi rovescio dentro i girini, non prima però di aver dato loro la mia benedizione ed augurato buona fortuna. Eseguito tale intervento estremo di salvataggio, rivolgevo ora l'attenzione verso gli altri girini ammassati a chissà quante migliaia nella pozzanghera centrale della piscina che, pur'essa, si stava prosciugando e, nelle ore calde del pomeriggio, sembrava ribollire lessando i minuscoli malcapitati anfibi, che, tuttavia, resistevano strenuamente, anzi, un po' come fanno le piante con la sintesi clorofilliana, sembravano convertire la luce in alimento, nutrendosi di essa e mostrando sempre più vitalità.. Il progressivo arretramento della superficie della pozzanghera però non mi lasciava tranquillo: dovevo fare qualcosa. Allora, sempre verso l'alba per sottrarmi alla vista altrui, andavo ad alimentarla con diverse secchiate d'acqua, in modo da raggiungere un livello di sicurezza che garantisse ai girini, per diversi giorni, di non rimanere all'asciutto.
Ciò perché, giunto al mare sabato sette maggio, giovedì dodici dovevo già farvi ritorno, come avevo programmato, per assicurare l'espletamento degli adempimenti connessi alle elezioni comunali. Tuttavia, i tre giorni di assenza feriale - da lunedì 9 a mercoledì 11 maggio - sebbene non avessero comportato alcun disservizio, fecero deflagrare una rumorosa polemica dalle parti di Pettenasco (nel cui comune peraltro la mia assenza è stata limitata solo al lunedì mattina). Ne vengo a conoscenza attraverso una telefonata dell'allora sindaco Ezia Tabozzi. Sapevo che lei non osava mai disturbarmi quando non fossi in servizio, per cui vedere che c'era stata una chiamata senza risposta dal suo numero di cellulare, mi aveva fatto subito supporre che fosse successo qualcosa di non trascurabile. La richiamo e lei mi aggiorna, peraltro tutt'altro che enfatizzando l'accaduto, bensì facendomi tranquillamente presente che c'era stato qualche candidato sindaco che si era rivolto al dottor Baldino, viceprefetto di Novara, a fare rimostranze per i miei tre giorni di ferie, con rimbalzo ed amplificazione della protesta anche sulla stampa, e che lei aveva già spiegato come non fosse da ravvisare in ciò alcunché di scorretto e, men che meno, di scandaloso. Ma chi era colui che si era messo a fare rumore? Escluso che fosse il candidato sindaco di "Ci crediamo sempre", poteva essere o quello di "Progetto futuro", o di "Idea comune". Sarà stato sicuramente il primo dei due, ho pensato, avendo egli il dente avvelenatissimo nei miei confronti. Invece mi sbagliavo: il protestante era l'aspirante primo cittadino candidato nella lista "Idea comune" - come ho potuto appurare leggendo un ritaglio di giornale sottopostomi all'attenzione al mio ritorno - il quale, con notevole anticipo rispetto al parto dello spoglio delle schede elettorali, aveva già avvertito diverse doglie, originate, tra le altre cause, dal fatto che il segretario comunale non avesse organizzato "un servizio di piantonamento" all'albo comunale, per sorvegliare a vista i programmi elettorali affissi, e perché egli (sic!) non aveva "rispettate le norme che la direzione generale del Comune aveva diramato": come a dire (giacché a Pettenasco le figure di direttore generale e di segretario comunale erano ricoperte dalla stessa persona) che il direttore generale dottor Carcuro aveva diramato delle direttive al segretario comunale (sempre) dottor Carcuro e questi non aveva obbedito a sé stesso: un esempio eloquente per far capire quanto chiara fosse la "Idea"del comune che avesse Mauro Romagnoli. Tuttavia, leggere quel ritaglio di giornale non servì a scalfirmi punto la tranquillità raggiunta per aver fatto quanto necessario per assicurare la sopravvivenza delle diverse migliaia di inermi piccole creature di Dio che brulicavano nella pozzanghera d'acqua surriscaldata della piscina di Lido di Savio!
ERRORE GRAVE
Gli elettori di Pettenasco si recarono quindi alle urne - domenica 15 e lunedì 16 maggio - per eleggere la nuova amministrazione comunale. Lo spoglio delle schede elettorali assegnò la vittoria al candidato sindaco Mauro Romagnoli e gli otto consiglieri di maggioranza alla sua lista "Idea comune": i quattro consiglieri di minoranza andarono invece tutti alla lista "Ci crediamo sempre", mentre la lista "Progetto futuro" non si aggiudicò neppure un consigliere. Il 30 maggio ci fu anche la prima seduta del nuovo consiglio comunale di Pettenasco. Avevo chiesto al neo eletto sindaco Romagnoli la cortesia di convocarlo per lunedì sei giugno, in modo che potessi fare qualche giorno in più di vacanza insieme a mia moglie, ma egli, quasi che il segretario comunale dovesse ritenersi una sorta di suo attendente, ne oppose un netto rifiuto. Pazienza! Al mare potei ritornare così solo martedì (quasi notte) 31 maggio - per rientrare a casa poi il sabato successivo - redigendo e pubblicando prima i verbali della seduta consiliare, in modo da godermi i soli tre giorni di vacanza che mi erano stati concessi di fare. Vi ero ritornato con l'ansia per la sorte dei girini, sicché, mentre mia moglie riposava profondamente per recuperare il dispendio di energie fatto per la scontata veglia notturna, io mi alzai ancora poco dopo l'alba, per accertarmi della situazione. Uno spettacolo incredibile si offriva ai miei occhi: i girini, forse proprio quella notte, si erano trasformati in microscopici ranocchi e saltellavano frenetici verso l'esterno della piscina, mentre al centro di essa una coppia di tortore approfittava per fare una colazione proteica. Agitai le braccia per spaventare i due uccelli, i quali volarono via. Ma i minuscoli ranocchi andavano in ogni direzione, tanti commettevano l'errore di finire nelle due vaschette della doccia, dalle quali non riuscivano più a risalire se non col mio aiuto; alcuni commettevano l'errore ancora più grave di cascare addirittura nei pozzetti, i quali ritengo essere stati per loro una trappola mortale. Ero in affanno a cercare di dare loro il mio aiuto, dovendo essere veloce nel tirarli fuori dalle vaschette per sottrarli alle fauci di fameliche lucertole, ma nello stesso tempo anche stare attento a non pestarli. Dopo un paio d'ore risalii a casa, vedendo che mia moglie si era ridestata anche lei. L'occhio mi cade sul cellulare e, porca miseria, mi era arrivato già un messaggio, peraltro dal sindaco Romagnoli, dal quale mi ero congedato appena il pomeriggio precedente: "cosa avrà egli mai da comunicarmi"? Lo apro con una certa apprensione e leggo che, anch'io come i ranocchi, avevo commesso "un errore grave sulla delibera del giuramento". Quel messaggio mi agita non poco, perché non riuscivo ad immaginare cosa potessi aver commesso, atteso che, per scrupolo, avevo fatto con la ragioniera la collazione (ripeto collazione, non colazione) del verbale con gli altri documenti riprodotti nello stesso, leggendo con attenzione particolare quello relativo al discorso letto dal sindaco. Telefono senza indugio (e con grande angoscia) in comune per capire di che si trattasse, rimanendone sbigottito (ma nello stesso tempo sollevato) nel sentire che l'errore grave consisteva nell'aver scritto "coniglio" al posto di "consiglio". E Romagnoli considerava "errore grave" quel refuso? La cosa mi sembrava davvero incredibile, anzi allucinante che egli avesse siffatto metro di valutazione di una svista che Totò non avrebbe qualificato altrimenti che una pinzellacchera. Mi sono voluto togliere allora (e ve la potete togliere anche voi lettori) la curiosità di verificare quanto sia diffuso siffatto errore, digitando in Google "coniglio comunale": al momento ci sono ben 33.500.000 documenti. Trattasi di un errore di battitura talmente ricorrente che mi ricordo già nel 1992 l'allora onorevole Giancarlo Galli (autore dell'omonima legge sulle acque), assessore anche del comune di Mozzate dove avevo preso da poco servizio, mi telefonò da Roma e, siccome amava scherzare, per informarsi se avessi preparato gli atti della seduta, mi domandò: "dottore ha preparato il <coniglio>"? Era la prima volta che sentivo quella battuta, ma, se era stata fatta dall'onorevole, evidentemente essa era stata ispirata dal comune ripetersi del refuso. E' capitato di sentirmi successivamente con Ezia Tabozzi, precedente sindaco, alla quale non ho potuto fare a meno di confessare il drastico peggioramento delle mie prestazioni professionali di segretario comunale avvenuto con il suo successore Romagnoli, arrivando a commettere persino un siffatto "errore grave". Mentre io continuavo a parlare, ho avuto d'un tratto la sensazione che la comunicazione si fosse interrotta, perché non udivo più la sua voce. Stavo quasi per chiudere il telefono, quando invece mi accorgo che la dottoressa Tabozzi era ancora in linea: era rimasta in silenzio prolungato perché aveva avuto bisogno di inspirare quanta più aria possibile da poter deflagrare in una risata infinita. Quanti di questi ed altri errori avevo commesso anche con Tabozzi: semplicemente lei leggeva ciò che scrivevo e tante volte correggeva lei stessa il file, se avevo lasciato una data sbagliata, se avevo scritto malamente una parola, ecc. Quante volte gli errori venivano trasformati in battute scherzose dalla sua intelligenza emozionale, la quale fu forse l'elemento determinante che mi indusse ad accettare di andare a collaborare con lei per rendere un comune servizio alla collettività di Pettenasco, a favore della quale abbiamo fatto senz'altro cose buone, qualcuna addirittura straordinaria. Probabilmente unico segretario comunale in Italia, per la dottoressa Tabozzi mi resi disponibile ad andare a prestare servizio a Pettenasco anche al sabato. Per la nascita della sua bambina le feci omaggio della poesia "Fai la nanna Susanna", la quale peraltro non fu l'unica ad essermi ispirata dai contatti avuti con Pettenasco: una mattina attraversando la piazzetta antistante il municipio, rimasi ammirato nel vedere che "Le rondini amano i paesi". Forse, venute a conoscenza della mia poesia, questa primavera scorsa alcune di esse avevano cominciato a costruirsi il nido nell'androne del municipio, per regalarmi ancora più emozione in cambio dell'omaggio poetico fatto loro. Sennonché poi esse, annusata l'aria ostile entrata in municipio nei confronti del segretario, che gli avrebbe impedito di rimanerci insieme, abbandonarono i nidi ed andarono via anche loro. Comunque, l'errore grave ormai l'avevo commesso, i tre giorni di ferie finirono in fretta, salutati i tanti ranocchi ed i pochi girini ancora in attesa di metamorfosi nella pozzanghera, lunedì 6 giugno mi toccò riprendere servizio, e proprio a Pettenasco. Nel frattempo (ho poi appreso), durante quei giorni di mia assenza, il nuovo sindaco svolse una strana consultazione dei dipendenti, chiedendo a ciascuno di loro: "vuoi tu mantenere per legittimo segretario Carcuro?" E, certamente almeno uno di loro (che, qualcuno me lo ha fatto sapere, già aveva subordinato il suo voto alla lista "Ci crediamo sempre" alla condizione del cambio del segretario) gli ha risposto: "no, non lo voglio". "Allora dichiaro la dissoluzione del matrimonio tra il segretario Carcuro ed il comune di Pettenasco", concluse il sindaco. Tale decisione sarà stata presa anche in esito alla consultazione fatta con le parti politiche avverse, col risultato che il parere favorevole di Oreste Primatesta è stato ininfluente, prevalendo invece quello di altri, che avevano messo come punto principale e qualificante del proprio programma elettorale la rimozione immediata del direttore generale (quindi anche del segretario, giacché, come detto, le due figure erano rivestite dalla stessa persona). Pertanto, per quanto Romagnoli durante la campagna elettorale avesse protestato sui giornali che quelli di "Ci crediamo sempre" copiassero il programma della sua "Idea comune", alla fin fine, è stato proprio lui a copiare il punto principale del programma di "Progetto futuro": "far fuori il dottor Antonio Carcuro". Insomma, la celebre opera di Mozart può essere volta anche al maschile: "Così fan tutti". Del resto, i programmi elettorali sono un mero esercizio di fantasia, spesso una somma di corbellerie, di sogni ed illusioni: ognuno può scrivere ciò che gli pare e piace, trasformandoli in specchietti per gli elettori-allodole: gli elettori dovrebbero votare solo per la serietà, credibilità ed affidabilità dei candidati. Dopo l'errore grave, nonché i desiderata espressi da qualche dipendente e mancato sindaco, lunedì 6 giugno nessun amministratore mi salutò più. Rinchiusi essi in conclave nell'ufficio del Sindaco (attiguo al mio), serrando e sbattendo in continuazione le tre porte d'accesso, solo verso mezzogiorno mi chiamarono per comunicarmi che avevano cambiato intenzione nei miei confronti: anelavano ad un nuovo segretario. Non voglio tediare il lettore a fargli sapere come abbia trascorso i giorni che mi separarono alla mia andata via da Pettenasco, avvenuta il 1° settembre successivo: lo immagini lui. Non posso sottacere però il modo elegante con il quale il sindaco Romagnoli abbia inteso comunicare pubblicamente la sua decisione di cambiamento del segretario comunale. Ciò
è avvenuto ufficialmente nella seduta del 29 giugno con l'adozione
della deliberazione n. 16, avente ad oggetto "Scioglimento
convenzione di segreteria comunale". Ma al sindaco non è bastato
tale atto. Egli - come da verbale di deliberazione n. 17 della stessa
seduta - ha sentito il bisogno di comunicare ai consiglieri ed ai cittadini
presenti (in particolare forse ad una mamma ed al suo figliolo) che:
"Come approvato abbiamo
sciolto la convenzione con i Comuni di Druogno, Bognanco e Piedimulera
ed ho già contatti avviati per la nuova soluzione. Avevo richiesto lo
scioglimento consensuale per il primo di Agosto ma si sono incontrate
difficoltà alla concessione, Tale
interpretazione è suffragata anche dalla lettura del punto finale delle
comunicazioni fatte dal Romagnoli, dove sempre nel citato verbale n. 17
si legge testualmente: "Bene.
Mi accingo alla conclusione di questa sintesi. Vi ringrazio per
l’attenzione, ringrazio i miei più stretti collaboratori ed i
consiglieri per la collaborazione data con l’auspicio e l’augurio di
continuare con entusiasmo e passione il cammino intrapreso.” Giacché quella era l'ultima seduta cui partecipava il segretario Carcuro, ci sarebbe potuto stare un grazie anche a lui per gli oltre quattro anni e mezzo di servizio prestato. Invece, non ha inteso pronunciare una parola di circostanza, infliggendogli così una pesante umiliazione (aggiungo gratuita) agli occhi di tutti. Est modus in rebus, recita un aforisma latino. Ma certa gente, per quanto sottolinei come errore blu meri refusi, non conosce in realtà neppure l'italiano, figuriamoci il latino! Vi adduco a dimostrazione un solo esempio. Leggetevi - ancora nel verbale della deliberazione n.17 - la seguente frase inserita nel punto Variante al piano regolatore: "Ci è stata paventata la possibilità che se togliamo volumetrie non si dovrà ripetere l’iter burocratico". Secondo voi, quale concetto intendeva esprimere il sindaco? La cosa positiva di non dover ripetere l'iter burocratico previsto dalla legge per la variante (in corso) se l'amministrazione, nell'apportarvi delle modifiche, si fosse limitata soltanto a togliere delle volumetrie. Ebbene, se una cosa è positiva, perché bisogna temerla? Il sindaco, infatti, usando il verbo "paventare" (sinonimo di temere, avere paura), ha voluto manifestare il proprio timore, la propria paura di una cosa positiva: se ciò possa essere considerato un bell'esempio di schizofrenia o di para-analfabetismo lo giudichi il lettore. L'uso improprio di tale verbo (ma anche un altro paio di strafalcioni contenuti sempre nelle comunicazioni del sindaco, che qui non voglio indicare per non correre il rischio di tediare il lettore) glielo avrei fatto rilevare senz'altro, se mi fosse stato possibile dare la mia collaborazione. Comunque, niente di male: di quel "paventato" facente a pugni col senso della frase non se ne sarà accorto nessuno; e, se qualcuno ha letto per caso le comunicazioni del sindaco, sicuramente si sarà soffermato proprio su quella frase, esclamando: "scrive bene però il sindaco"! Attori-comici come Antonio Albanese e Paolo Cevoli traggono tanta materia prima per i loro pezzi di teatro e film proprio da personaggi politici ed amministratori locali. Tuttavia, la realtà, spesse volte, supera la fantasia. Un'ulteriore dimostrazione concreta l'ho avuta durante una non remota seduta di consiglio comunale cui ho assistito come segretario. Un consigliere, durante il proprio intervento, scandisce questa frase: " i politici predicano bene e ruzzolano male". Per verbalizzare in modo esatto chiedo conferma che l'espressione usata fosse proprio "predicano bene e ruzzolano male". Ed il consigliere: "sì segretario, proprio così, i politici predicano bene e ruzzolano male". Al che, a me è venuta spontanea la riflessione che, invero, taluno di essi non riesce neppure a predicare bene, se usa così maldestramente i predicati verbali! Ma basta, voglio chiudere quanto prima questo paragrafo, non senza però raccontare un ultimo episodio, ovverosia un processo che ho subito in comune da parte di sindaco e vice, avente come capo di accusa la mia nomina a direttore generale fatta dal precedente sindaco Tabozzi. La questione era già stata sollevata da una vecchietta di Pettenasco presso l'ispettorato della funzione pubblica e, in ordine alla legittimità del conferimento delle funzioni erano state date risposte persuasive, alla " Gentilissima Dottoressa Graziella Arcadi" che se ne era occupata, senza che questa avesse avuto nulla da obiettare. Ma ho dovuto subire sul punto ancora la requisitoria di Romagnoli e Moroni i quali - soprattutto la seconda, che mi scrutava ora attraverso, ora sopra, ora sotto gli occhiali - aspettavano che infine cascassi come un asino, ammettendo di aver preso indebitamente dei compensi. Nei giorni successivi mi capitò tra le mani il decreto di nomina a direttore generale fatto dal sindaco padre della Moroni al mio precedente collega, peraltro con l'attribuzione di un compenso maggiore del mio: glielo mostrai sotto il naso alla vice: pensate voi che abbia rimosso i suoi dubbi sul punto? Se sì, per favore, fatemelo sapere. La signora Moroni, non so perché, più che vederla nei panni di vice del sindaco, mi appare come una sorta di suocera - giovane certo ancora ed affascinante - di Romagnoli e sono convinto che, se fosse lei a rivestire tale ruolo nel famoso spot della carne Simmenthal, la scatoletta avrebbe un successo strepitoso.
RECUPERO IN ZONA CESARINI
Comunque, i tre mesi infine trascorsero e, per amor di verità, non posso non dare atto che il sindaco Romagnoli, in zona Cesarini, ha voluto recuperare il rapporto nei miei confronti, facendomi addirittura un omaggio. Ha voluto farmi un encomio solenne? Beh questo era fuori dall'ordine delle cose possibili ed immaginabili. Ha voluto regalarmi una penna d'oro, un gallone d'incenso, almeno una pinta di mirra? Beh non era mica un Re Magio. Che omaggio allora ha voluto farmi? Ha pensato di fare un po' di pubblicità all'ultimo prodotto della ditta dove lavora, offrendomi un aprinoci Alessi. Peccato che al moderno aprinoci dell'Alessi io preferissi lo schiaccianoci classico di Tchaikovsky!
SCRIVO PERCHE' NON SO FARE IL SEGRETARIO COMUNALE
Anche Massimo Ranieri, come me, ha compiuto sessant'anni nel 2011. Più di qualcuno, quando fece esordio in televisione come cantante, trovò che ci assomigliassimo. Per prima lo rilevò la mia vicina zia Peppina che, come lo vide affiorare dal tubo catodico nel 1966, si precipitò a casa per dirmi che aveva visto un cantante tale e quale a me. La cosa non mi suscitò alcun entusiasmo, anche perché, una volta scoperto chi fosse, le sue canzoni non mi hanno mai emozionato gran che. Comunque, per molti anni successivi, non è stato raro imbattermi in qualcuno che insistesse nel voler trovare un'assomiglianza tra me e Ranieri. Un caso che ricordo tuttora è avvenuto in treno, durante il primo viaggio fatto nel settembre 1971 per recarmi a Bologna a frequentare l'università. Percorsi un buon tratto insieme ad una signora con una figlia ragazzina; a quest'ultima Ranieri piaceva molto, al punto da chiedermi con insistenza che le facessi sentire qualche sua canzone, come se, tramite me, lo avesse potuto ascoltare dal vivo. Assomiglianza o non assomiglianza, un comune denominatore è rinvenibile tra me e Massimo Ranieri. Spesso mi capita di notare dei manifesti pubblicitari che annunciano i suoi concerti. Puntualmente vi leggo lo slogan "canto ... da oltre quarant'anni, perché non so nuotare". L'altro giorno mi è venuto da esclamare: "ecco scoperto in cosa assomiglio a Massimo Ranieri"! Anch'io faccio una cosa perché non riesco a farne un'altra. "Scrivo perché non so fare il segretario comunale"! Se avevo bisogno ancora di una conferma, l'ho avuta: i n e q u i v o c a b i l m e n t e. Pur volendo io far finta di niente, il sindaco di Druogno Francini è stato invece chiaro e ruvido al riguardo, durante la seduta di consiglio comunale dell'8 agosto 2011: "siamo costretti ad approvare una nuova convenzione di segreteria comunale, perché il dottor Carcuro è stato licenziato dal nuovo sindaco del comune di Pettenasco". Allora ecco che, per farmi passare il mal di pancia, causato dal tossico boccone, faccio ricorso al rimedio dello scrivere. C'è chi, per superare le difficoltà di digestione, prende un Jegermaister, chi un'acqua seltzer, una purga, un olio di ricino: io mi limito invece a scrivere. Quando avrò terminato questa pagina, mi sentirò liberato e sollevato, a scapito purtroppo dell'inavvertito lettore che, invece, se è arrivato fin qui, si sarà sorbito il putridume del mio smaltimento organico. Se, poi, egli riuscisse ad andare ancora oltre, senza vomitare, ciò avrebbe il significato di una bella prova di star bene in salute, almeno con lo stomaco.
ESSERE UOMINI O CAPORALI... THAT IS THE QUESTION
To be or not to be: is that the question? No, secondo me il dilemma non è quello Shakespeariano, è un altro, ovverosia quello che si poneva Totò: "essere uomini o caporali". A Pettenasco io ci ero finito perché avevo incontrato degli amministratori che erano dei normali essere umani, degli uomini e delle donne, una poi in particolare, a prescindere che fosse anche dottoressa, una nobildonna, una grande signora. Mi sono ritrovato invece con dei caporali, anzi, non solo con dei graduati di truppa, di più. Se non sapete chi siano i caporali, guardatevi il famoso film di Totò. Io, invece già sapevo chi fossero anche gli ufficiali. Uno l'avevo analizzato bene durante il mio servizio militare presso la caserma dell'11° Battaglione Carri "Calzecchi" di Ozzano Emilia. Quando lo incontravo puntualmente mi redarguiva per la mia barba incolta: "Caporalmaggiore - mi diceva - lei si deve coltivare la barba". Ma io facevo orecchio da mercante, perché avere la barba significava per me soprattutto evitare il fastidio di doverla tagliare; e coltivarla sarebbe stato peggio che tagliarla tutta. Poi la mia barba piaceva persino a mio padre, ad una suora, a colei che è diventata mia moglie; con quella barba taluno si spingeva ad assomigliarmi al famoso Renato Curcio. Probabilmente anche il comandante della caserma nutriva qualche sospetto che potessi essere anch'io un brigatista, perché sentite cosa accadde. In caserma, come era scontato, circolavano diverse riviste di un certo genere, che servivano ad ispirare attività onanistiche ai soldati. Alcune del genere, molto raffinate e patinate, erano finite anche nell'ufficio materiali, dove ero stato assegnato, portate dal mio maresciallo maggiore. Il motivo di attrazione era costante, e siccome stavano diventando una sorta di ossessione, se non proprio dipendenza, ad un certo punto decisi di farle scomparire. Le avvolsi in uno dei larghi fogli con cui redigevamo i verbali, e me le portai durante la libera uscita di un fine settimana per buttarle, discretamente senza dare nell'occhio, in qualche luogo opportuno. Ma era tutta una processione di soldati che si recavano a prendere il pullman come me e non riuscivo a cogliere l'attimo propizio, Ad un certo punto, in prossimità dell'incrocio con la strada principale, sopraggiunge il maggiore (comandante della caserma) in autovettura. Si ferma in attesa del semaforo verde. Io proseguo a piedi. In quel momento mi prende il timore che egli, vedendo il plico portato in mano, mi chiedesse cosa fosse. Per evitare l'imbarazzo, me ne disfai prima che egli mi sorpassasse ancora, quando fosse arrivato il verde. Il mio timore era in effetti fondato, perché il maggiore, superandomi ancora con l'automobile, si fermò, scese, mi si avvicinò minaccioso, mi chiese conto di quel plico. Glielo additai dove l'avevo buttato, proseguendo la mia strada con l'imbarazzo che potete immaginare. Non so poi cosa egli abbia fatto, se quelle riviste patinate se le sia portate lui, preferendole alla moglie. Venni solo a sapere dal mio maresciallo che dovette fare una strenua opposizione per evitare che venissi trasferito in una caserma ai confini con l'Austria. Quel maggiore l'ho rivisto nelle sembianze del nuovo sindaco di Pettenasco, che mi ha rievocato così le tante seghe fatte in caserma e tutte le altre evitate dopo aver buttato quelle riviste. Sarà poi frutto della mia esagerata fantasia, ma quando sbocco dalla superstrada del Sempione e, invece di voltare più verso Gravellona Toce, giro verso Verbania, mi sembra a volte sentir provenire dalla "caserma" di Pettenasco, a seconda del momento della giornata, le note dell'alza bandiera o dell'ammaina bandiera, talvolta anche l'urlo stentoreo del "presentat-arm!".
L'IRONIA DEL DESTINO
Quando si dice ironia del destino! Io l'ho vista posarsi sulla fronte d'un consigliere comunale di Pettenasco. Non so per quanti lustri egli abbia avuto la possibilità di sedersi, come uno scolaretto in castigo, sempre e solo dietro la parte del banco riservata all'opposizione. Persuasosi, evidentemente, che fosse la sua presenza in lista a portare iella, alle ultime elezioni, un po' come l'agnello che toglie i peccati del mondo, ha voluto immolarsi, offrendo il sacrificio di sé stesso per rabbonire il destino cattivone: si è limitato quindi solo a presentare la lista, auto-escludendosi dai candidati. E cosa succede? Che quel gesto scaramantico è stato apprezzato dal destino, il quale ha finalmente arriso proprio nei suoi confronti. Il presentatore della lista pensava così di essere riuscito finalmente a gabbare il fato beffardo che lo perseguitava da mezza sua vita. Sì perché probabilmente la sua intenzione era che poi sarebbe entrato lo stesso a far parte della giunta attraverso la finestra della nomina come assessore esterno, caso mai con funzioni di vicesindaco pure. Sennonché, il suo gesto scaramantico non ha prodotto il risultato sperato, ha sortito invece solo l'effetto di "scaramentarlo" definitivamente fuori dall'orbita del potere comunale, perché quando si è affacciato alla finestra, è bastata la faccia di una suocera pronta ad esclamare "carne Simmenthal!", per farlo fuggire con la coda in mezzo alle gambe via lontano per sempre. A tale consigliere ritengo però vada concesso l'onore delle armi, Nel dubbio che l'abbia fatto l'Ufficiale Comandante del Municipio, ritengo doveroso provvedervi in qualche modo io, lasciando qua un ricordo di una sua memorabile interpellanza fatta durante il pranzo degli anziani in occasione della festa patronale della Madonna del Rosario: eccola di seguito.
FACCIO
UN'INTERPELLANZA Sono
un consigliere di minoranza faccio
allora un'interpellanza per
sapere innanzi sopra a tutto se
domani il tempo a Pettenasco qualora
non fosse bello sarà
almeno brutto e
se il cielo fosse sereno e
pur tuttavia come
per magia scoppiasse
un temporale il
segretario almeno lo
metterà a verbale. Poi,
com'è che si dice: signor
sindaco o signora? Cos'è
quella sua faccia felice che
da gennaio a dicembre ostenta
ogni giorno sempre (che
rabbia lo fa pur ora): ma
lo sa che a Pettenasco è tutta un'illusione? Benché
nessuno ancora qui se ne sia accorto da
tempo Pratolungo è diventato invece corto e
com'è possibile poi chiamare ancora Pescone un
torrente dove non si pesca neppure un pesciolino come
può testimoniare persino il mio cagnolino? Al
massimo potrebbe pescarsi un ragno ove
nel buco decidesse di farsi un bagno e
se dovesse ripetersi la pesca miracolosa non
più qui a Pettenasco avverrebbe ma a Venosa la
città lucana famosa per il poeta latino Orazio che
masticava sempre versi senza essere mai sazio. Infine
con la presente interpellanza vorrei
sapere se mentre lei balla danza ed
a codeste spettabili persone se
stamattina abbiano fatto colazione prendendo
la brioche col caffè od
inzuppando i biscottini dentro il tè se
almeno nel latte qualche fetta biscottata abbiano
intinto con su burro e marmellata e
per ultimo l'interpello che una suocera è solita fare vi
siete lavate le mani prima di sedervi a mangiare? Voglia
signor Sindaco cortesemente darmi una risposta immantinente.
EPILOGO
Purtroppo (dico purtroppo perché, se vi siete un po' divertiti leggendo fin qui questa pagina, il divertimento sta per terminare) siamo giunti all'epilogo di questo cover di mega-spot: Champignon è riuscito infine, seppure con un mese di ritardo per l'ostruzionistica telefonata "allunga vita" di Francini, ad ordinare il fuoco al plotone di esecuzione, ed il plotone di esecuzione ha sparato sul segretario comunale, facendo pum, pum, pum. Giacché, però, nel frattempo, anch'io come Massimo Lopez, mi sono dotato di computer portatile - questo su cui sto scrivendo - le pallottole per fortuna non mi hanno colpito, sono invece rimbalzate e le vedo ora tornare indietro verso chi le fa fatto esplodere. [Nota di aggiornamento - Infatti, al rinnovo delle elezioni amministrative del 31 maggio 2016, il sindaco uscente Mauro Romagnoli (ex ufficiale di complemento degli alpini, consigliere nazionale e presidente di sezione dell'omonima associazione), non riuscì a trovare più nessuno che volesse mettersi in lista con lui e fu eletto sindaco, con lista unica, Franco Sartirani, che nominò vicesindaco ancora Mauro Cagnoli, una degna persona che aveva rivestito la stessa carica con l'amministrazione Tabozzi, con cui avevo collaborato serenamente e proficuamente. A quella data io ero in pensione, così, cinque anni dopo, idealmente seduto sulla riva del torrente Pescone, vidi passare il cadavere del "glorioso" amministratore con la penna nera in testa.]
POST SCRIPTUM PER UNA "LIETA NOVELLI"
Ma in municipio a Pettenasco c'è chi invece non è stato sfiorato minimamente dalla cattiva sorte. Non solo, l'arrivo del nuovo comandante ha sortito un effetto quanto mai positivo sulle sue sinapsi, ricevendo esse una specie di stimolo di eccitazione gioiosa, produttivo di copiosi frutti, tali da far raggiungere un obiettivo di enorme importanza, non previsto neppure nel programma amministrativo di "Idea Comune": la "Lieta Novelli" è che sta per arrivare a Pettenasco - nessuno ormai lo sperava più, soprattutto in questi tempi magrissimi, nonché giugulatori per il patto di stabilità - una bella squadra di calcio. I calciatori, certo, debbono essere partoriti ad uno ad uno, ma la strada è stata imboccata ad un buon ritmo e poi "Champignon" avrà la possibilità di un mandato in più (sono stati portati a tre apposta per lui), a che in quindici anni la squadra possa completarsi. Per raggiungere questo traguardo, non disdegnato, anzi ambito da tutta intera la popolazione, i cittadini hanno manifestato la disponibilità a fare da sponsor, auto-tassandosi attraverso addizionali, tasi, tisi, iuc, tic, tuc e tac. Champignon, ovviamente, sarà patron, allenatore e dirigente della squadra, la quale prenderà il suo stesso nome, ovverosia "Champignon". Sarà una squadra fenomenale che scalerà velocemente anno dopo anno tutte le categorie, arrivando fulmineamente alla finale della champion. Mi immagino già quando la "Champignon" disputerà la finale della "Champion" (chiedo scusa per la cacofonia ma essa è affatto non voluta ed inevitabile). Per l'occasione Champignon (il patron-allenatore-dirigente della omonima Champignon), per essere in sintonia con l'evento memorabile, metterà in testa un cappello festoso-fastoso (come quello sotto), gridando indefessamente a perdifiato: ale-oò ale-oò.
Naturalmente, per poter aggiungere qui il racconto della finale, ad essa non potrò non partecipare anch'io, acquistando con grande anticipo il biglietto, costi quel che costi, a qualunque prezzo.
IL CAPPELLO CHE CHAMPIGNON INDOSSERA' ALLA FINALE DELLA CHAMPION
|
settembre 2011 - maggio 2016