NEL NOME DI BANZI
... e di Carcuro
Internet -
ormai è risaputo - è un prodigioso strumento di comunicazione ed informazione.
Tramite esso - e questo sito - sono riuscito a scoprire diversi miei parenti
americani, degli Stati Uniti e dell'Argentina, ed a stabilire anche dei
contatti via e-mail, contatti che, tuttavia, si sono allentati e raffreddati
dopo l'entusiasmo iniziale: non per colpa mia però. Del resto, tali parenti non sono mai venuti in Italia.
Neppure sono mai più ritornati gli stessi loro progenitori Michele e
Donato, fratelli di mio padre, e neppure Francesco, suo fratellastro, sicché
egli non li ha mai potuti vedere di persona, osservarli come erano fatti,
sentire la loro voce, abbracciarli, litigarci. Quest'ultimo, a differenza
degli altri due, non ha avuto figli, pertanto non ha potuto, quale
primogenito, assolvere al compito di tramandare il nome di suo nonno (e mio
bisnonno) Francesco.
So che mia nonna Anna, quando li salutò alla partenza per l'America, si straziò l'anima, ben
immaginando che non li avrebbe più visti: e così fu (per usare l'espressione
profetica del mio compare Michele Rigato). In effetti la partenza per il nuovo
continente era una volta come l'equivalente d'un funerale: non a caso a Banzi si
è soliti usare l'eufemismo "partire per l'America", come a significare
la partenza per l'aldilà.
Il racconto della loro partenza, però, non l'ho potuto
ascoltare dalla viva voce di mia nonna, morta 21 anni prima che io nascessi;
neppure da mio padre, che non era ancora nato quando i suoi fratelli emigrarono:
me lo ha riferito indirettamente mia madre, che l'avrà sentito raccontare a sua
volta da non so chi. Tuttavia, ogni volta che ascoltavo quella triste vicenda,
non mancavo mai di farmi venire le lagrime dalla commozione (come mi sta
succedendo anche adesso). Voglio sperare che poi mia nonna abbia potuto rivedere
finalmente i suoi figli nell'aldilà, dove le distanze, di tempo e di spazio, si
annullano. Se ciò si è avverato, vuol dire che posso sperare allora di poter
conoscere anch'io mia nonna, che deve aver avuto un grande cuore.
Debbo però dare atto che un'eccezione fra i parenti
americani c'è per quanto riguarda la comunicazione: Teresa Carcuro
dall'Argentina. Con questa mia procugina continuano regolari gli scambi di
messaggi e non manca mai di manifestarmi il suo affetto in occasione di qualche
ricorrenza. Per esempio, è stata l'unica (anche tra i miei stretti parenti,
fratello e sorelle) a tenere a mente il mio 25° anniversario di matrimonio,
rilevando dal sito e memorizzando la data delle mie nozze. E' stato un gesto
davvero molto carino ed affettuoso il suo. Io, a mia volta, le ho inviato il
mio libro di poesie "Una madre", che lei ha apprezzato tanto. In
quell'occasione sono rimasto sbalordito dall'efficienza del servizio postale
argentino: il libro, inviato via mail ordinaria, è arrivato in meno di una
settimana! Dalla parente Teresa, ho avuto anche la conferma, seppure non ce ne
fosse bisogno, che di chi porta quel nome ci si può fidare, quanto a costanza e
fedeltà.
Merita anche di essere citata la scoperta fatta di un altro
Carcuro argentino, di nome Vincenzo, il quale mi aveva scritto nella speranza di
aver trovato una sorta di "zio d'Italia", che potesse cambiargli la
vita. Egli non era però mio parente, perché la sua origine era turca. La
scoperta di quel Carcuro turco, tuttavia, è servita a svelarmi che, con ogni
probabilità, i Carcuro italiani derivano da qualche Carcuro turco che, nei
secoli passati, approdato in Lucania durante le scorrerie saracene, si sarà poi
fermato ed avrà messo qui famiglia. Ciò sembra molto verosimile, perché Carcuro è
un cognome localizzato solo in Lucania, tra Banzi, Genzano e Palazzo San
Gervasio, se non si considerano le diffusioni avvenute poi con i fenomeni
immigratori.
Dopo questa scoperta, starò molto attento, di qui in avanti,
ad imprecare contro i Saraceni ed a condannare le loro invasioni, perché uno di
essi rappresenta il mio capostipite.
Infine, debbo dar conto anche dei contatti avuti con dei
Carcuro cileni, a cominciare da Pedro Carcuro, che riveste in Cile lo stesso
ruolo avuto da Maurizio Costanzo in Italia, per finire all'ultima scoperta di
Katrina Carcuro. I Carcuro cileni, avendo quale loro antenato un emigrato di
Genzano di Lucania, sono sicuramente dei miei parenti, seppure appare difficile
stabilirne il grado.
Pur con tutto quanto detto sopra, non voglio negare tuttavia
alla ex maestra Giuseppina Carcuro di Banzi, di credersi libera di disdegnare il
legame di parentela. A dire il
vero, se potessi, una parente come lei la ripudierei volentieri io. Bisogna
sapere, infatti, che tale soggetto negò una volta con disprezzo il rapporto di
parentela con mio cugino Vito Carcuro, perché lei affettava di appartenere ad
un casato nobile, soprassedendo sul fatto che un fratello di suo padre, guarda caso, aveva proprio
lo stesso nome del mio bisnonno Francesco.
Quel mio cugino, figlio di mio zio
Nicola, il lupinaio, è diventato poi nientedimeno che un docente di filosofia
all'università di Napoli, ed ha aggiunto anche una seconda laurea in
medicina, con specializzazione in cardiologia. Lei è riuscita a diventare solo
una semplice maestra, ad avere un figlio senza sposarsi e poi un nipote -
Francesco de Mattia, figlio di sua sorella - falso
oculista, che esercitava la professione specialistica medica senza
titolo, avendo sostenuto, come scoperto dalla guardia di finanza, appena tre esami in medicina.
Se lo scopo principale che mi ero prefisso con la creazione
di questo mio sito personale era soprattutto quello di calamitare l'attenzione
dei Carcuro sparsi nel mondo, tuttavia constato con piacere che esso riesce ad
attirare anche, direi soprattutto, l'attenzione di tante altre persone che mi
sono assolutamente estranee. Inoltre, constato che i principali
motori di ricerca pongono al primo posto il mio sito anche per quanto riguarda
"Banzi".
La soddisfazione non deriva tanto dal fatto che riesca a
primeggiare rispetto ad altri siti creati ad hoc sul paese che mi ha dato i
natali, quanto dal constatare che esso è elencato in assoluto come primo delle
centinaia -747 per l'esattezza sono quelli elencati da Google alla data in cui
sto scrivendo - di documenti
concernenti Banzi, che ho scoperto con sorpresa non indicare solo il mo paesino lucano, ma infinite altre cose.
Quando il mio sito si è affacciato su internet, ed ho
scoperto cosa fossero i motori di ricerca, per quanto riguarda Banzi, la faceva
da padrone un sito coreano, rimasto in vetta al primo posto per anni. Trattavasi
di un film, dal titolo "The Lord of the Rings : The Two Towers". Ora
quel "signore del ring", e gigante di internet, è stato battuto,
insieme alle "due torri", che pure esse sono crollate - precedendo il
crollo tragico delle altre due più famose torri di New York - colpito dal mio
piccolo "Golia".
Anche per quanto attiene la ricerca per immagini su Banzi, il
primo posto è occupato in Google dalla piazza di Banzi inserita nel mio sito,
tratta da un dipinto ad acquerello il cui quadro è affisso all'ingresso di casa
mia. Bisogna che lo dica ad Alessandro Borghi, che lo ha realizzato da una mia
fotografia, che esso è visibile dal mondo intero.
Certo il quadro non riproduce
più in modo fedele la piazza, ma cosa ci posso fare se ogni sindaco che viene
eletto a Banzi non ambisce ad altro che a modificarla? Praticamente un sindaco
fa mettere la fontana, quello successivo la toglie, quell'altro che viene ancora
dopo la rimette e così via. Allora, così come un orologio fermo segna
l'ora esatta due volte al giorno, il mio quadro riprodurrà in modo
fedele la piazza ad un sindaco sì ed uno no.
Lo stupore deriva però soprattutto, come dicevo, dall'avere
scoperto che il nome Banzi non indica solo il mio paese, ma un'infinità di
altri luoghi, persone (una di esse si chiama Lina Banzi: non avrei mai
immaginato che ce ne fosse stata un'altra, oltre a Lina "di" Banzi,
mia sorella), scuole, asili nidi, editori, musicisti, registi, un'agenzia viaggi
a Ginevra, una statua gigante in Giappone, animali (cani e gatti), perfino
virus, località diffuse in tutto il mondo: Russia, Cina, Giappone, Corea, Isole
Hawaii, Isole Saipan in Corea, una riserva in Sud Africa.
Così sono riuscito a
spiegarmi come mai, dal controllo delle località dalle quali i visitatori
accedevano al mio sito, tanti di essi fossero dell'Asia e dell'Africa:
evidentemente essi cercavano notizie sulla "loro" Banzi ed invece
venivano dirottati sul mio paese. Per chi volesse vedere un campionario
d'immagini o di documenti su questi altri Banzi, può fare riferimento alla
pagina relativa al gruppo <carcuro>,
posta su Yahoo.
Qui voglio solo dire di essere rimasto davvero affascinato
dal sapere che esiste una riserva in Sud Africa che porta il nome Banzi e,
soprattutto, nel vedere le meravigliose immagini di quel paradiso terrestre.
Forse, se il mio compagno d'avventura musicale Savino Pasquarelli, rectius sua
moglie Graziella Tito, avesse localizzato lì la sua "Capannina",
avrebbe avuto più speranza di fare fortuna, con piatti aventi come ingredienti
carne a base di coccodrilli, rinoceronti, elefanti, serpenti e tanti altri
animali, sempre che però non
ne fosse vietata la caccia e che lui non avesse avuto paura di andarli a
cacciare.
Ma non è da meno neppure quel Banzi delle isole Hawaii, o Saipan. Io
però sento un forte richiamo verso Banzi del Sud Africa, forse perché da
piccolo qualcuno mi dava dell'africano per il particolare colore nero che
assumevo durante l'estate.
Quanto invece ai Banzi che indicano cognomi di persone, fra i
tanti mi limito a citare solo la ferrarese Roberta Banzi, che ha rivelato una
particolare sensibilità artistica nelle due fotografie relative ai paesaggi
primaverili inserite nel sito della provincia di Ferrara, che riprendono,
rispettivamente, una fila d'alberi riflessa nell'acqua di un canale, che
sembrano tremare d'emozione, ed un campo pieno di papaveri con due biciclette e
rispettiva coppia di padroni, che chissà quali dolci sensazioni si stanno
comunicando.
Ma, ritornando ai visitatori extracontinentali del mio sito,
se vi abbiano curiosato un po', non saprei dire. Sicuramente quelli russi,
cinesi, giapponesi o coreani - ma neppure quelli africani - non si saranno
soffermati a leggere alcuna delle mie poesie: al massimo avranno sbirciato
qualche fotografia, saranno rimasti forse incuriositi a vedere mio padre giocare
a carte con il nipote Flaviano, o qualche altra immagine.
Del resto, saranno pochi anche quelli di Banzi a soffermarsi
a leggere ciò che pubblico sul mio sito e tanti di quei pochi useranno
espressioni forse di sufficienza, ironiche e sarcastiche nei miei confronti. Ma si sa, nessuno è profeta - e neppure poeta - in patria.
A me,
tuttavia, basterebbe già anche solo il messaggio di apprezzamento avuto da una sconosciuta signora olandese, di nome
Diana (vai alla pagina "Scrivono
sulle mie poesie" per vederlo). Ma siccome oltre a lei c'è
anche qualcun altro che non le disdegna - nel sito della Valle dell'Agri è stata usata una mia
poesia per denominare ed illustrare la pagina "Poesia
Lucana", una sconosciuta ha inserito la mia poesia "Luna
innamorata" fra le stelle
della poesia, un'altra ancora ne ha adottate alcune
mie per comporre una pagina di poesie nel suo sito - da ciò traggo motivo per
credere nel mio talento artistico.
Cominciano invece a non essere pochi quelli che pubblicano
pagine web su Banzi, non soltanto miei compaesani. Oltre a mio nipote Vito
Tafaro con <www.banzi.it>, lasciato
però subito abbandonato, ed al mio omonimo Antonio - Sapio di cognome - che sta
facendo ogni sforzo, col suo www.banzi-bysapio.net,
per tramandare ai posteri soprannomi, nomi di contrade, filastrocche di
tempi che furono, ce ne sono diversi altri che pubblicano documenti su Banzi.
Io, vedendo il sito http://www.regione.basilicata.it/Consiglio/conoscerebasilicata/cultura/castelli/1.44Banzi.htm,
sono rimasto incuriosito ed incredulo nello
scoprire che a Banzi esiste un castello, al quale ci hanno appiccicato anche un
racconto. Nel sito http://www.emmeti.it/Arte/Basilicata/ProvPotenza/Banzi/index.it.html
si legge a centro pagina, sotto "ospitalità", complesso
rurale di Moncamasone.
Un visitatore qualunque pensa che potrebbe trattarsi
di una specie di agriturismo: cosa gli succederebbe, se dovesse recarsi sul
posto senza acquisire prima complete informazioni? Di ritrovarsi in mezzo ad un
po' di pietre e tracce murarie, residuate ad un edificio di oltre duemila anni
fa. Per fortuna c'è il cimitero vicino, nel caso dovesse stramazzare a terra
dalla delusione.
Inoltre, ho scoperto in un altro sito, di cui adesso mi
sfugge il nome, che il Patrono di Banzi non è San Vito, bensì la Madonna che
si celebra l'8 settembre. Non ne parliamo poi del numero degli abitanti, che
ognuno li spara a suo piacimento. Per chi volesse conoscere il numero esatto
risultante dal censimento del 2001, può consultare la citata pagina
<carcuro>,
dove è possibile vedere, inoltre, il numero degli abitanti di tutti i comuni
d'Italia. Quanto detto valga a far capire che ciò che viene pubblicato su
internet non deve essere preso per oro colato.
Fatta questa escursione internettica su Banzi, e scoperto che Banzi
non è solo Banzi paese della Lucania, non può prendere a questo punto la
voglia di scoprire le altre località omonime, forse addirittura la tentazione -
nel caso delle isole Hawaii o della riserva del Sud Africa - di fare una fuga in
tali posti, sotto il pretesto di andare a Banzi.
Sono tante le e-mails spazzatura che mi arrivano
dall'America, la maggior parte delle quali mi propongono di farmi acquistare
viagra o di farmi ingrandire il pene (ma chi glielo dice che ce l'ho piccolo?).
Se mi dovesse arrivare un giorno una da Banzi
del Sud Africa, Pan-Ndumo
Game Reserve, sicuramente non la cestinerei e chissà che non prenderei in
seria considerazione l'eventuale proposta di andare a fare la guardia agli
animali di quella riserva, con tanti omaggi a sindaci, assessori e consiglieri comunali, senza distinzione tra quelli
di maggioranza e di opposizione.
Ma questo rimarrà solo un
altro sogno che si aggiungerà a costellare la mia vita. La realtà, invece, mi
porterà tra un pugno di anni a cominciare ad accostarmi sempre più col
pensiero alla località di "Moncamasone"
di Banzi, che, prima che diventasse luogo di museo, indicava univocamente solo
il luogo dell'eterno riposo.
Tale posto non deve essere poi così brutto. E' vero che è
alquanto superaffollato, ma la gente è molto tranquilla, rispettosa del
vicinato, si limita a sorridere in silenzio. Se ha qualcosa da comunicare, la
affida al messaggero del vento, che sussurra sommessamente le sue ambasciate.
Poi ci sono i passeri che tengono tutti allegri, le lucertole che discretamente
fanno ogni tanto capolino in segno di visita, le farfalle che ti salutano
delicatamente da lontano con un rapido volteggio. Un po' di disturbo viene solo
arrecato dalle persone che si aggirano un po' invadenti ed ingombranti, ma la
loro presenza è sporadica e pertanto sopportabile.
Quando sarà giunto il momento di trasferirmi in quel
posto, allora forse tra i vari Banzi non ci saranno più equivoci,
non ci sarà più nessuno che naufragherà sul mio sito, forse più nessuno che
con l'amore avuto verso il proprio paese, lo porrà in vista nella vetrina
mondiale di internet, non ci sarà più alcuna associazione tra Antonio Carcuro
e Banzi. Forse non è da escludere, però, che qualcuno possa venire apposta a quello che
fu il mio paese, per vedere cosa ci fosse che facesse vibrare l'animo ad un tale
Antonio Carcuro.
Io andrò quanto prima ad immergermi nell'atmosfera di
Tricarico, a respirare l'aria respirata da Rocco
Scotellaro, a rendergli omaggio in raccoglimento sulla sua tomba. Anzi,
vorrò visitare tutti i luoghi dove Mario Trufelli ha fatto tappa in occasione
di quella sorta di giro turistico raccontato nel suo libro "L'Ombra
di Barone".
E, chissà che questo fine, sensibile giornalista, nonché poeta e
scrittore, dovendo aggiornare l'edizione di tale libro, non ritenga già di fare una
tappa anche al mio paese, per aggiungere, se non un capitolo, almeno una
paginetta: "Nel nome di Banzi" soltanto, senza sottotitolo in corsivo.
24 dicembre 2004
RIMEMBANZI
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