La
carne ritornò a farsi verbo
e venne ad abitare in questo SITO
Testamento
Spirituale in bottiglia per i posteri
Quando, il 14 giugno 2000, questo sito fu lanciato nell'orbita del web, conteneva pressoché esclusivamente foto: della mia famiglia, Carcuro, più o meno allargata, e del mio paese d'origine, Banzi; di scritti, oltre alle didascalie delle immagini, c'erano solo un "Saluto al navigatore" ed "Il mio albero genealogico". Per ricostruire quest'ultimo, mi ero recato presso l'ufficio demografico del comune natio a sfogliare le annate degli impolverati registri di nascita e di morte, e successivamente anche i "registri delle anime", preziosi cimeli custoditi nell'Abbazia Bantina. Risalendo di avo in avo, venivo preso da una frustrante sensazione d'impotenza, di fronte all'abisso di silenzio in cui erano sprofondate tutte quelle vite, alle quali, anello dopo anello, scoprivo di essere congiunto e di cui avrei voluto sentire raccontare almeno qualche loro vicenda, evento di gioia o di dolore, motivo di emozione. Quella brutta sensazione venne in parte attenuata dall'aver colto abbastanza velocemente l'obiettivo che mi ero prefisso col sito: farvi inciampare su qualche lontano internauta parente degli USA e dell'Argentina, discendenti dei miei zii paterni Michele e Donato, nati a Banzi rispettivamente nel 1888 e 1890, emigrati a Schenectady (Stato di New York) all'inizio del novecento (il secondo successivamente trasferitosi a Cordoba <Argentina> per sfuggire alla giustizia), parenti che mio padre non ha mai potuto conoscere ed abbracciare, e neppure noi figli. Che emozione fu allora leggere questa prima mail: "Sunday, April 08, 2001 at 09:29 -
sobre arbol genealogico E poi tante altre provenienti dal Texas e da New York, tra cui ben due Lisa Mitchell Carcuro (i cui nomi erano derivati da quelli dei nonni paterni Elisabetta e Michele), una delle quali aveva il marito che si occupava della sicurezza del Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, al quale però io avevo dedicato una critica poesia - "L'uccisore Bush" - per l'invasione bellica fatta in Iraq. Seppure parente forse lontanissimo, non mancò un
contatto neppure con Pedro Carcuro, famoso conduttore televisivo cileno,
affermatosi all'epoca con la sua trasmissione "De Pe a Pa", il
quale tuttavia ha avuto la
grande disgrazia di perdere uno dei due figli, Franco, suicidatosi il
25 settembre 2011 con un tuffo dal 10° piano della sua abitazione in Las
Condes. Per arricchire e rendere piacevole il sito, mi venne l'idea di aggiungere alcuni scritti, sotto forma di poesia e/o racconto, inizialmente ispirati da ricordi di vita del mio paese, al quale il sito era precipuamente dedicato e faceva riferimento, tanto che l''home page l'avevo titolata "Antonio Carcuro, un poeta lucano di Banzi, il suo amore verso la propria terra...", perché all'epoca, pur non avendo ancora letto "La luna e i falò" di Cesare Pavese, sentivo forte dentro me "che nelle piante, nella terra" del mio paese "c'era qualcosa di mio, rimasto ad aspettarmi". Le manifestazioni di afflati verso la mia originaria terra lucana vennero presto colte ed apprezzate da più di qualcuno, tanto da farmi meritare di essere inserito in un importante sito web lucano tra gli artisti, poeti e scrittori della Basilicata, insieme nientedimeno che a Rocco Scotellaro, poeta di Tricarico scomparso prematuramente a trent’anni, la cui spiritualità maggiormente sentivo affine ed una mia recensione del quale è riportata in un sito di arte, cultura e religione (vedasi http://www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/POESIA/RoccoScotellaro). Questo sito fu oggetto anche di un servizio televisivo il 3 marzo 2004 da parte di Rai 3 Basilicata e venne preso a riferimento nella mobilitazione contro il deposito delle scorie radioattive a Scanzano Ionico nonché contro l'elettrodotto a Rapolla. Ma le soddisfazioni più grandi dovevano ancora arrivare: giunsero con la consacrazione del web master scrittore-poeta di questo sito in ben due testi scolastici: il racconto "Così arrivò la televisione" nell'antologia di prima media "Il bello delle parole" edita da Principato, la poesia "Che bello l'arcobaleno" nell'antologia di quinta elementare Punto.it edita da Atlas. Un grande onore è stato per me anche l'iniziativa di un'associazione di Nettuno (RM), Giampi, di pubblicare a scopo benefico un libretto di poesie per bambini dal titolo "Sulle spalle di papà", il cui evento fu celebrato ad Anzio il 20 dicembre 2007 nella Sala degli Specchi. E non tralascerei di ricordare neppure l'invito ricevuto a partecipare al "Premio Basilicata" a Chieri (TO), nonché il 1° concorso di recitazione di poesia in lingua italiana tenutosi a Ginevra il 23 ottobre 2005, in cui l'alunno Marco De Nuccio, di sette anni, ha recitato la mia poesia "Sulle spalle di papà", che la cronaca della stampa svizzera riferisce essere stata "particolarmente simpatica ed emozionante" perché "il bambino ha voluto leggerla ed offrirla al papà presente su una pergamena in occasione del suo compleanno quel giorno". E poi non vorrei omettere neppure di menzionare il fatto che, ormai da diversi anni, le mie "Capriole" hanno il primato in tutti i motori di ricerca (si provi a digitare "poesie per bambini" in Google o Yahoo), corollario che consegue all'entusiasmante feedback dei miei lettori, come comprovato dai numerosi messaggi pervenutimi, di cui uno stralcio è visibile nella pagina "Scrivono sulle mie poesie". Mi
piace qui riportarne uno dei tanti, particolarmente grazioso e
significativo, di una
gentile signora olandese,
Diana De Winter:
Qualcuno potrebbe allora domandarmi se questo sito sia tutto un idillio, fonte solo di soddisfazione ed esaltazione. Il bisogno di sincerità e verità che mi anima non può farmi affermare ciò e sconfessare che ogni medaglia abbia il suo rovescio. Infatti, mentre Marina Tarallo si adoperava per farmi inserire con la pagina "Così arrivò la televisione" nell'antologia "Il bello delle parole" sopra indicata, c'era chi, invece, il 21 agosto 2006 additava le mie pagine web alla procura della Repubblica di Milano per farmi inserire nel registro degli indagati per diffamazione: a querelarmi, inizialmente uno, sono diventati il 6 novembre successivo ben quattro e le pagine incriminate addirittura ventuno. Praticamente questi soggetti, la cui considerazione di sé sarà probabilmente tale da ritenere che il santo e la madonna venerati al mio paese vengano dopo di loro, non ritenevano possibile che in nessuna delle mie pagine avessi cantato le loro lodi, perciò avevo commesso un sacrilegio nei loro confronti, per il quale avrei dovuto meritare una dura punizione, oltre naturalmente ad essere costretto a far scomparire dal mio sito tutte quelle pagine, a svuotarlo praticamente di contenuto, anzi ad oscurarlo del tutto. E il sacrosanto diritto di libertà di parola ed espressione sancito dall'art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana? Cancellato: di fronte alla superba santità di tali persone l'unica cosa possibile era suonare loro le campane a festa. Poter raccontare episodi della mia vita in cui taluno di essi finisse dentro senza avere motivo di osannarne pregi e virtù? Peccato mortale, equivalente ad "aver nominato il nome di Dio invano". Perciò, io avrei dovuto essere annichilito. Sarebbe dovuto essere questo il risultato atteso dal quartetto di querelanti (tutti nati a Banzi, tutti nello stesso mese di ottobre ... motivo forse per cui il loro sangue doveva essere ritenuto di colore blu), frutto di quella tipica espressione di mentalità tuttora rigogliosa in Basilicata, alias Lucania (e dire che Matera, uno dei due capoluoghi di provincia, è stata designata capitale europea della cultura per il 2019!), quantunque l'accusatrice pioniera con lancia in resta fosse in Lombardia, come me, da tanti anni. Penso non sia una corbelleria affermare che le manifestazioni di lucanità più peculiari, quelle doc (denominazione di origine controllata) siano proprio di questa specie antimedioevale, ovverosia credere da parte di qualcuno, in virtù di qualcosa, di appartenere ad una casta superiore che tutto può a scapito di altri, che debbono soggiacere e sopportare in silenzio quel tutto, che non debbono avere alcuna dignità e possibilità, se non quella di manifestare ossequio e soggezione ai "castigiani". Per fare qualche esempio, quelle per cui il cadavere (anzi le poche ossa) di Elisa Claps viene scoperto nella soffitta della basilica di Potenza solo diciassette anni dopo la sua uccisione da parte di Danilo Restivo; la morte dei fidanzati di Policoro viene camuffata come mera disgrazia e non come pluriomicidio; qualche becero amministratore locale si stava adoperando ad assecondare il progetto di far diventare una discarica radioattiva Scanzano Ionico, fare scempio del territorio di Rapolla con l'attraversamento di un elettrodotto ad altissima tensione; l'ospedale San Carlo di Potenza abbia un tasso di decessi doppio rispetto alla media nazionale per gli interventi cardiaci, evidentemente dovuto al fatto che i pazienti operati sono considerati dai chirurghi poco più che carne da macello. Non vale certo a riscattarne l'immagine e la convinzione che Cristo sia rimasto ancora fermo ad Eboli l'aver dato la Basilicata i natali ad Emilio Colombo, che, se un merito in particolare ha avuto - oltre ad aver procurato "il posto" a non pochi miei compaesani ed a clienti.elettori di altri paesi della regione -, è stato quello di aver contribuito in modo non irrilevante a far lievitare, con la sua politica, a dismisura il debito pubblico, a causa del quale l'Italia è ridotta nello stato attuale di miseria. Secondo me, forse l'unico vero motivo di orgoglio ed onore per la Basilicata è stato aver dato i natali a Giovanni Passannante, mancato Masaniello lucano, checché il suo cranio sia stato esposto nel museo di criminologia di Roma quale prova della teoria (stramba) del delinquente nato, sostenuta da Cesare Lombroso. Ed a proposito: a chi aspettano i concittadini di Giovanni a far ripristinare il nome del proprio paese Salvia? Non è ora di porre rimedio al vulnus subito, anche considerando che essi continuano a denominarsi "salviani" e non "savoiardi" (da Savoia di Lucania)? Ritengono tuttora motivo di vergogna che l'anarchico lucano fosse nato nella loro terra?
Ma, ritornando a questo sito, non sarà la tempesta giudiziaria scatenatami addosso a farmi desistere dal riversare in esso la mia libera manifestazione di pensiero ed espressione, quantunque abbia dovuto provare la sensazione da incubo di avere ancora a che fare con spettri venuti fuori da antiche catacombe di ere geologiche remote della mia vita. Anzi, le pagine pubblicate fin qui in questo sito hanno avuto la funzione di saggiare il mio talento narrativo e poetico, di farmi affinare e maturarne il gusto ed il piacere di scrivere, ripromettermi di andare oltre con pubblicazioni organiche in libri cartacei od ebook in cui sviluppare (anche ed ancora) gli spunti finora qui appena accennati. Ho già belli e pronti alcuni titoli di ricette di piatti letterari, che condirò gustosamente con ironia extravergine e sarcasmo balsamico: ho solo l'imbarazzo di scegliere quale eseguire per prima. Certo, non è da escludere che possa vedermi costretto ancora a dover affrontare stress ed a sprecare risorse finanziarie per altre guerre giudiziarie, non inverosimilmente scatenate caso mai ancora dai sopravvissuti del quartetto, nel frattempo (sempre caso mai) ridottosi ad uno stonato solista, ma la libertà di pensiero ed espressione non ha prezzo, per tutto il resto... debbo deluderti, non c'è Mastercard (ti aspettavi questa battuta-spot vero?), c'è il mistero della fede nella giustizia divina. Costi quel che costi, non posso non evitare però che qualche mio lontano discendente abbia a provare la mia stessa sensazione di frustrazione allorché, scorrendo il suo albero genealogico, dovesse imbattersi nel mio nome: se avrà la fortuna di rinvenire questa bottiglia arenata sulla riva dell'oceano del web, potrà scoprire attraverso la mia carne trasformata in verbo, le orme spirituali della mia esistenza, capire, tra le tante cose, com'era il mio paese natio negli anni in cui ci sono vissuto, i personaggi con cui ho dovuto recitare insieme qualche atto della commedia della vita e perché sia accaduto che - come diceva Cesare Pavese ne' "La luna e i falò" - mi sia preso "il gusto di andarmene via", per sempre, senza più ritorno. |
08 dicembre 2014